Vorrei presentarvi il Sentimento meccanico
La storia di un ragazzo che amava tre cose: l’ultradestra, gli operai della fiat e una suora che canta a squarciagola
Vi presento il nuovo Alex DeLarge. Tranquilli, non abbiate paura, questo non stupra, non vi piglia a botte, non fa irruzione in casa vostra quando meno ve lo aspettate per derubarvi o sottoporvi a chissà quali violazioni. Ve lo presento, ma inizio subito con l’avvisarvi che ha tanti nomi e dispone di molte identità. Ha in tasca mille documenti, tesserini, passaporti, codici fiscali, carte scadute, pass, abbonamenti, bigliettini da visita e pure qualche fotografia formato tessera. È iscritto a decine di chat private, a qualche albo professionale ed è più conosciuto negli enti pubblici e nelle questure che da sua madre, naturalmente con la convinzione di vivere un modello progredito di privacy.
Frequenta qualsiasi luogo, la sua presenza è trasversale, quasi fosse dotato di un qualche nuovo genere di ubiquità. Guarda ai contratti a progetto e ai lavori a termine come l’illuminazione sul conto postale giunta per grazia ricevuta, va dietro a un primo ministro che millanta ipotetiche rivoluzioni, crede all’Europa e alle organizzazioni non governative, e trova assolutamente normale che la FIAT, negando l’ipotesi che sia una delle più inquietanti dittature del Novecento italiano, si approfitti, con il benestare della produzione e del regista, di un premio oscar, della parola “Bellezza”, dei giri in auto e dello struscio in grande stile, per avviare il restyling mediatico di una tragedia lunga più di mezzo secolo. Tuttavia a Melfi pare stiano già vivendo un anticipo di capodanno.
L’Alex che voglio presentarvi vorrebbe unirsi al ballo di gruppo del “We are happy from” andato in scena negli stabilimenti in Basilicata, nella stessa terra che una volta era di anarchici e di briganti, e che adesso vede improvvisamente scoppiare l’assenso glamour style da parte di chi invece che ostentare felicità, dovrebbe organizzarsi per come strofinare il muso dei padroni sulla parte più bollente della catena di montaggio.
Tranquilli, il nuovo Alex in questione non ha nessuna intenzione di scandalizzarvi e di mettervi paura. Non conosce il terrore. Al massimo lo ha visto in qualche film, oppure in una di quelle fiction prodotte per raccontare i decenni al sapor di bomba e di servizi segreti scaduti da un pezzo. Il mio Alex DeLarge naviga in rete alla ricerca di siti che gli forniscano informazioni utili sulla lista Tsipras e sull’Ultradestra, senza neanche sapere cosa significano, ma soltanto per sentirsi al sicuro in qualche tipo di conforto intellettuale. Così tiene aperte una decina di pagine web, alternando siti di scommesse, quotidiani, blog di nicchia e siti porno, mentre sui social network s’improvvisa critico d’arte, cuoco e medico internista.
Nessun timore, questo Alex non predica e non fa violenza. Cita Gandhi, si fa bello con quiz duello nei confronti di avversari sconosciuti e tiene Mandela e Che Guevara stampato sulla maglietta che sfoggerà al prossimo concerto di una band di estrema destra, forse pure dell’Ultradestra, che gli sputerà addosso insulti e ispirazioni dal Mein Kampf in una lingua che, se inglese, tedesco o gaelico, per lui non farà differenza, anche perché il giorno dopo si piazzerà tranquillo davanti al televisore per apprezzare una suora che canta come un’ossessa, trovando normale che delle monache di clausura stipulino contratti con case discografiche da dietro la grata di un convento.
L’Alex DeLarge che sto per presentarvi ha ridimensionato quello originale. Gli elettrodi del manicomio dove Jack Nicholson, nei panni dello stravagante Randle, ha soggiornato nella sua rivoluzione ai margini della vera e della finta follia, sarebbero niente a confronto delle pinze che l’Alex che ho in serbo per voi porta dentro l’altra tasca, quella libera dai documenti. L’Alex di Burgess e di Kubrick è a suo tempo caduto nel contrappasso, questo che sto per presentarvi non ha nessuna idea della colpa e della pena, dell’azione e dell’effetto, eppure, nessuno conosce le ragioni di tale prodigio, è perfettamente capace di intendere e di volere. La sua percezione è un miracolo della modernità.
Ha ridimensionato l’Alex originale, dicevo, senza sostituirlo, promuovendolo a mostro ufficiale e sorseggiandolo a mo’ di succo di pompelmo. A proposito, pare che il pompelmo sia nocivo per chi assume abitualmente farmaci. L’Alex che volevo presentarvi all’occorrenza non disdegna discrete varietà di antidepressivi. Chissà cosa ne penserebbero Macho e William Wellman. Il primo sarebbe orgoglioso delle finestre porno aperte insieme ai blog di nicchia? Il secondo, chissà, calcherebbe la mano su un nuovo gangster ancora più cattivo. Avrei voluto presentarvelo il nuovo Alex, sì. Avrei voluto, volevo, perché ho cambiato idea. In fondo è anche amico mio, e per gli amici si garantisce, ma per uno come lui, in tutta onestà, non mi sento di farlo, pure perché so che in giro avrà già iniziato a dire la stessa cosa di me.