Tempi moderni al www. Intorno al mito di un’ignoranza?
Hanno inventato il www, l’acronimo che ha superato il Corano e la Bibbia, la sigla che compete con il potenziale atomico. Ci hanno fornito di personal computer, di supporti individuali per rilanciare pensieri, maledizioni, smorfie e ammiccamenti, facendosi sentire più vivi che mai dentro una specie di travelgum contro il mal di realtà, per non soffrire della tremenda delusione che Montale ammette nella sua “chi crede che la realtà sia quella che si vede”. Ci hanno regalato la dotazione cibernetica. Nell’arco di un paio di decenni una manciata di generazioni si sono ritrovate a fare i conti con nuove “occasioni” – e qui, senza volerlo, il poeta torna un’altra volta -.
A furia di “occasioni”, ci siamo ritrovati dentro una società occasionale, affollata di impeti a basso consumo e di pulsioni in saldo. Tra le sponde fulminee dell’interazione globale si muovono gli amori e le follie, le nevrosi e gli acuti, le religioni e i sentimenti, la politica e la rivoluzione, in una specie di armamentario romantico di nuova generazione. I voli pindarici dell’epistolario interplanetario si muovono in un traffico aereo dal quale pure i velociraptor si sono ritirati da un pezzo. Hanno consegnato il brevetto e non volano più.
Trattenuti nella “rete”, abbiamo sentito il bisogno di approfittare di questo tempo che pensavamo ci avrebbe regalato altro tempo, che grazie al suo doppio, triplo, quadruplo fondo di comparti spaziali, ci avrebbe fornito sentieri e scorciatoie, insegnandoci a insegnare a noi stessi come disinnescare le illusioni e le facilonerie, come eliminare il rischio grettezza e come difenderci da quelli che una volta venivano chiamati i “falsi maestri”. Eppure, molti anni fa, la “Mia famiglia” di Eduardo lo aveva pronosticato, che tutto si sarebbe presentato sotto forma raffinata. E di quello avremmo dovuto avere paura. Il “raffinato” avrebbe portato il peggio?
Per vent’anni si è scatenata la partecipazione collettiva e ossessiva alla politica, fatta di incursioni col modulo del diritto compulsivo sotto il braccio. Il www incantava l’universo e la politica smetteva i panni di scena, quelli serviti nel periodo della propaganda con l’indirizzo di partito. La tecno-ideologia muoveva le fila del suo risiko invisibile e la politica se la svignava poco a poco. Non per salutare e scomparire, tutt’altro, ma soltanto per diventare il più invisibile possibile, cucendosi addosso una mimetica d’occasione (un’altra volta occasione), utile ad accontentare tutto e tutti, grazie all’illusione del non temete perché ne fate tutti parte.
Ecco che la politica ha scavato un tunnel per il suo disparte, lasciando un’immagine ripetitiva di sé, una registrazione interminabile di repliche e di remake. Invece, zitta zitta, a suon di clamori ma con le intenzioni alla chetichella, lasciava che le generazioni sopraccitate crescessero allevate dal World Wide Web. Un nuovo modello del raggiungibile inchiodava alla sedia mezzo mondo, mentre qualcuno sbobinava i timori di Orwell conducendo l’umanità intera verso nuove direzioni della riservatezza, quella più immediatamente controllabile.
In fondo, se vuoi rendere veramente schiavo un uomo, non soggiogarlo nella repressione, ma illudilo di credersi libero. Da qui, può sembrare un’eresia, l’uomo ha perso un’occasione, quella di comprendere che il miglior modo di vivere il suo tempo sarebbe stato quello di rallentarlo. Nessuna restituzione spicciola della retorica classica. Solo la riduzione a rimpianto di un imbarazzo collettivo. Carmelo Bene ha detto: “Ci sono cose che devono restare inedite. Kafka o Pound diffusi su internet non diventano accessibili, al contrario. Quando l’arte era un fenomeno estetico, la sua destinazione era per i privati. Solo un principe avrebbe potuto ammirare Velazquez. Da quando è anche per le plebi, l’arte è diventata decorativa e consolatoria. L’abuso di informazione dilata l’ignoranza con l’illusione di azzerarla. Del resto anche il facile accesso alla carne ha degradato il sesso”.
Non eravamo ancora pronti per il www. In fondo, a ben guardare, il www cosa è stato? Un improvviso musicale nel silenzio, senza che nessuno fornisse informazioni su cosa fosse la musica.