I bisnonni di Dylan Dog, cent’anni di indagini nell’occulto (seconda parte)
Il lungo percorso tra gli antenati dell’indagatore dell’incubo sta per varcare i limiti del secolo, scivolando avanti di un anno dopo l’uscita del celebre Dracula di Stoker. Siamo nel 1898, sulle pagine di un noto periodico britannico dedicato alle arti, alla letteratura e a tematiche politiche e sociali, il Pearson’s magazine.Questa rivista, nobilitata da firme illustri come quella di George Bernard Shaw e Maxim Gorky, pubblicherà a puntate romanzi fantascientifici di Griffith e H. G. Wells e darà i natali anche al primo fictional character che si presenta come professionista dell’occulto a tempo pieno, Flaxman Low. Il Low di E e H Heron, infatti, è un operatore ingaggiato in indagini in cui la legge e la scienza arretrano. Un ruolo occupato fino a quel momento (e in maniera occasionale) da medici di ampie vedute o da fantasiosi dilettanti dalla grande curiosità (vedi la coppia Phillips e Dyson di Machen). La sua pubblicazione è una novità assoluta per la narrativa di genere, volta nell’arco di sole dodici storie a conquistarsi l’apprezzamento dei lettori e di diversi scrittori, più o meno orientati sul fronte del sovrannaturale.
Anche Low, similmente ai “colleghi” che l’hanno preceduto è un discepolo di Ippocrate, interessato profondamente alla psicologia che definisce “la scienza perduta degli antichi”. Nell’applicazione di quest’ultima trova spesso la chiave di interpretazione di molti eventi, una risposta ingegnosa e a volte intenzionalmente parziale, dove l’elemento umano ha un peso determinante a spiegare il fenomeno ultraterreno. Le case infestate, gli elementali e gli spiriti inquieti sono il pane quotidiano di questo personaggio che si impegna a studiare l’ignoto con rigore, cercando di portare ordine in un universo che appare pauroso solo per la scarsa conoscenza che abbiamo delle sue regole. Risulta significativo il fatto che la prima avventura del detective si presenti in forma di intervento presso la Society for Phsychical Research, l’istituto fondato nel 1884 con l’intento di studiare le manifestazioni paranormali. Per contrasto risulta del tutto speculare la caratterizzazione dell’antagonista di Low, il sinistro dottor Kalmarkane. Questa versione esoterica del Professor Moriarty di Conan Doyle è l’incarnazione dell’uso malvagio delle arti magiche, attraverso le quali il ricercatore cerca di trarre vantaggi e potere alla maniera di un moderno negromante. L’opposizione di luce e ombra dà maggior risalto alla figura dell’investigatore, rappresentato come un mix di virtù che lo rendono un prototipo eroico dotato di intelligenza superiore, flemma, forza fisica e coraggio. Doti che potrebbero riecheggiare la vita, certo non comune, di uno dei due autori che si nascondono dietro lo pseudonimo di E e H Heron, ovvero, l’esperto di caccia grossa, esploratore e tiratore scelto Hesketh V. Hesketh-Pritchard, coadiuvato dalla madre scrittrice Kate O’Brien Pritchard.
Le avventure di Flaxman Low nell’editoria italiana hanno avuto una presenza poco più consistente dei suoi ectoplasmi. Dopo un assaggio fatto di tre racconti inseriti in un Omnibus Mondadori di diversi anni fa, queste storie scompaiono dalla scena, per venire riproposte in forma integrale da una nuova edizione stampata attraverso il circuito di Lulu.com. Il buon Stephen King commenterebbe a ragione: “A volte ritornano”.
Eccoci dunque a scollinare il dosso dell’età vittoriana, per entrare nel nascente ventesimo secolo affacciato su nuove meraviglie tecnologiche, dirigibili Zeppelin e i primi esperimenti aerei dei fratelli Wright. Anche se circondato da una società sedotta dal progresso e dai suoi modelli culturali, l’uomo del ‘900 ama ancora librarsi con la fantasia nelle nebbie notturne dell’irrazionale e dell’occulto. L’autore che incontriamo ora, perciò, proviene da quest’area di pensiero in quanto membro della Società dell’Alba Dorata, e da essa trae fonti di ispirazione, impregnando di ermetismo la propria capacità narrativa. Algernon Blackwood è un intellettuale angloamericano ben introdotto nel coacervo di simbolismi, leggende e antiche dottrine praticate dai soci della Golden Dawn. Meno scandaloso e “operativo” del confratello Alesteir Crowley, ma altrettanto padrone di un linguaggio poetico al servizio di una prosa suggestiva, Blackwood scrive racconti e novelle memorabili, fatte di atmosfere e percezioni spaventose, mai esplicite, con una prosa raffinata che ha affascinato autori come H.P. Lovecraft e contemporanei come Peter Straub. Dalla sua competenza nell’ambito della magia cerimoniale origina il cognome del suo personaggio più celebre, John Silence, che il questo invito a tacere suona come un elogio alla segretezza degli iniziati.
Sin dal 1908 di A psychical invasion all’episodio conclusivo A Victim of Higher Space del 1914, il “dottore psichico” John Silence agisce su mondi sottili con tecniche altrettanto sofisticate, per spiegare situazioni inconciliabili con l’esperienza della nostra comune realtà quotidiana. Ascetico, acuto, alonato di mistero, il dottor Silence si presenta al pubblico già ammantato da una fama nota ai suoi contemporanei, senza che di essa ne venga mai spiegata del tutto l’origine. Con l’occasionale assistenza del collaboratore Mr. Hubbard, si occupa disinteressatamente di casi di infestazione psichica, licantropia o maledizioni, senza escludere il ritorno di rituali blasfemi (vedi Ancient sorceries). Il suo approccio, per quanto logico-deduttivo, si basa inoltre sull’uso di poteri psichici con cui sonda la mente dei suoi assistiti, tramite la visualizzazione di immagini legate al loro stato emotivo. Strumenti spirituali che rendono la sua figura più simile a quella di uno sciamano o di un mistico, piuttosto che a quella del medico che è, nella tradizione dei colleghi che l’hanno preceduto. Niente a che vedere, quindi, con lo scientismo di Flaxman Low, o con i dispositivi tecnologici di Carnacki (su cui ritorneremo in seguito), più imparentati ai metodi forensi dei moderni CSI.
Gli esseri misteriosi che coabitano la nostra dimensione, racconta Blackwood, sono concreti e insondabili allo stesso tempo. Nascosti a un respiro di distanza da noi, parlano la lingua arcaica delle paure mai sopite e si rendono evidenti solo a chi sappia fotografarli con gli occhi dell’anima. Un privilegio che solo poeti, sognatori o investigatori dell’assurdo possono permettersi.