Torino 2015: dal 20 novembre torna il Festival all’ombra della Mole

Dopo la pre-apertura odierna con l’atteso Bella e perduta, terzo lungometraggio di Pietro Marcello (da oggi in uscita nelle sale dopo i precedenti “passaggi” a Locarno, dove era in Concorso, e Toronto), parte ufficialmente domani la 33° edizione del Torino Film Festival, la seconda che vede ufficialmente al timone Emanuela Martini. La manifestazione si concluderà il 28 novembre e ancora una volta il programma non delude, con numerose visioni di grande impatto e qualità, e retrospettive da leccarsi i baffi.

Sebbene attinga a piene mani da altre kermesse (Cannes in primis, ma anche Berlino, Locarno e Toronto), il Torino Film Festival resta un appuntamento irrinunciabile per gli amanti della settima arte, non solo perché consente di “recuperare” molti film “invisibili” perché mai (o non ancora) distribuiti ma anche e soprattutto perché, a differenza di manifestazioni elitarie come Cannes e Venezia, quello di Torino è un appuntamento che vede una massiccia presenza e partecipazione di pubblico pagante in virtù dei prezzi “normali” dei biglietti senza le esose (quasi proibitive) cifre che si devono sborsare, ad esempio, per una serata alla sala Darsena o alla Sala Grande al Lido di Venezia. E non a caso il pubblico torinese attende con ansia questo momento e accorre giustamente in massa alle proiezioni. In questo senso (e lo diciamo da accreditati stampa) il Torino Film Festival è un esempio che le altre manifestazioni dovrebbero seguire e imitare.

Andando al Programma reso noto durante la conferenza stampa della scorsa settimana, oltre al Concorso, che vede tra i titoli l’esordio degli italiani Samuele Sestieri Olmo Amato con I racconti dell’orso, piace segnalare l’omaggio ad Augusto Tretti, che segue quello dello scorso anno a Giulio Questi, altro geniale “irregolare” del cinema italiano, presente anche fisicamente all’ombra della Mole e deceduto qualche giorno dopo la conclusione del Festival. Per chi non ha avuto la possibilità di essere a Cannes, ci sono alcune chicche assolute come Comoara di Corneliu Porumboiu, egregio cineasta rumeno; The Assassin del maestro taiwanese Hou Hsiao-hsien, meritatissimo premio della regia sulla Croisette; il fluviale (tre parti di circa due ore ciascuna) As mil e uma noites di Miguel Gomes, rilettura in chiave moderna dei mitici racconti di Sheerazade; lo straordinario Cemetery of Splendour di Apichatpong Weerasethakul, inopinatamente ignorato nel palmarès della sezione “Un Certain Regard”.

Sicuramente interessanti saranno poi le sezioni “Festa Mobile” (che corrisponde al “Fuori concorso”) e “Onde” mentre come al solito di grande lustro è la retrospettiva di classici del passato che, dopo il biennio dedicato alla New Hollywood, si intitola in questa edizione “Cose che verranno”, e vede in programma la proiezione di opere ambientate in un futuro (che talvolta, ora che siamo nel 2015, è già “passato”) tra cui capolavori assoluti come Arancia meccanica di Stanley KubrickAlphaville di Jean-Luc Godard, Brazil di Terry GilliamCrash di David Cronenberg, e le varie edizioni di Blade Runner di Ridley Scott, cui vanno aggiunti i titoli della mini-retrospettiva dedicata a Orson Welles nel centenario della nascita di uno dei più grandi registi della storia del cinema.

Quella dell’autore di Citizen Kane è stata d’altronde una presenza quasi fissa quest’anno ai festival, tanto da essere stato omaggiato anche a Cannes e Venezia e da diventare una sorta di fil rouge che tiene unita quest’annata festivaliera che volge alla conclusione. Forse perché il cinema è anche (o forse soprattutto) ed in tutti i sensi “rapporto confidenziale”.

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