Torino Film Festival: premi e bilancio finale
Con la consegna dei premi va in archivio anche questa 33° edizione del Torino Film Festival, come al solito di grande interesse per la varietà e la qualità della proposta artistica e la partecipazione di pubblico e addetti ai lavori sebbene, a parte i week-end che hanno fatto registrare quasi il tutto esaurito, l’impressione è quella di una presenza ridotta rispetto agli anni scorsi. E chi sa se i tragici eventi di Parigi non abbiano proiettato in qualche modo la loro ombra lunga su un’edizione che ha avuto inizio esattamente una settimana dopo le stragi nella capitale francese. In ogni caso, il Torino Film Festival si è confermato come uno dei polmoni verdi nel panorama cinematografico nostrano, un’istituzione da proteggere come i panda e le betulle nane.
Il premio per il Miglior Film di un Concorso che ha mostrato numerosi titoli di livello è andato a Keeper, film d’esordio del belga Guillaume Senez, storia di due adolescenti che devono affrontare una gravidanza indesiderata. Premio della Giuria, invece, per l’ottimo La Patota dell’argentino Santiago Mitre, che racconta di una giovane avvocatessa che sceglie di abbandonare la sua sicurezza borghese per entrare a contatto con una provincia ruvida e remota pagando un prezzo altissimo. Il film, già vincitore quest’anno della “Semaine de la Critique” di Cannes, si è aggiudicato anche il premio come miglior attrice per l’intensa Dolores Fonzo. Doppio premio (l’attore Karim Leklou e il premio del pubblico) anche per il francese Coup de Chaud di Raphaël Jacoulot. Premio della sceneggiatura ex-aequo per A Simple Goodbye (bellissima e dolente opera seconda della cinese Degena Yun) e per il messicano Sopladora de hojas di Alejandro Iglesias.
Per il resto, tra sezioni collaterali, restauri e retrospettive, molti i titoli e i momenti memorabili che hanno segnato questa edizione: dall’omaggio ad Augusto Tretti, alla serata-omaggio a Mario Bava con la proiezione (introdotta dal regista danese Nicolas Winding Refn) di Terrore nello spazio a quella con la presenza di Bruno Bozzetto in occasione del restauro dello splendido West and soda per finire con La decima vittima (inserito nella prima parte della sontuosa retrospettiva “Cose che verranno”): tutti titoli che dimostrano quanto grande sia stato il cinema italiano e come esso abbia fatto scuola in tutto il mondo.
Infine, tra i nostri personali “colpi al cuore” e scoperte di questo Festival segnaliamo: Où est la guerre di Carmit Harash (che fa coppia e dialoga con La France est notre patrie grande film di montaggio di Rithy Panh, e di cui abbiamo parlato nel nostro precedente articolo; John From, opera bellissima e surreale del portoghese João Nicolau, montatore di Miguel Gomes; Coma di Sara Fattahi, dolente resoconto sulla vita di tre donne nella Siria odierna; Stand by for tape back-up di Ross Sutherland, film sperimentale inserito nella ricca sezione “Onde”; Hong Kong Trilogy: preschooled preoccupied preposterous di Christopher Doyle, ritratto della Hong Kong odierna attraverso lo sguardo di tre diverse generazioni.
Molto spazio è stato infine dato anche quest’anno all’horror, cui è stata dedicata la notte di sabato 21 con tre proiezioni a partire dalla mezzanotte, dimostrando la grande attenzione del Torino Film Festival nei confronti del cinema di genere.
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