66° Festival del Cinema di Berlino: il programma
Siamo ormai ai nastri di partenza per questa nuova edizione della Berlinale, il Festival cinematografico che costituisce per i cinefili di tutto il mondo una delle manifestazioni più imperdibili dell’anno, sia per la qualità degli autori in mostra che per la mole incredibile di film proiettati, con gli addetti ai lavori costretti ad un vero tour de force per garantire una degna copertura dell’evento. Più di 400 film di ogni genere, lunghezza e formato, nove sezioni principali più tre cosiddette “Special presentations” comprendenti il cinema dedicato all’arte culinaria, il cinema indigeno e alcune proiezioni che hanno luogo in particolari location. Insomma, un Festival che richiede un appetito bulimico e che coinvolge molti punti della città sebbene il cuore della manifestazione si trovi tra Postdamer Platz e Marlene-Dietrich Platz dove si svolgono tutte le proiezioni stampa e dove è montato l’immancabile Red Carpet. Infatti, sebbene colma di cinefilia, anche la Berlinale non sa e non può rinunciare alla mondanità e alla sua parte di glamour.
Diciannove (stesso numero dello scorso anno) le pellicole che si contenderanno l’Orso d’oro, cui vanno aggiunte quattro opere Fuori Concorso, tra cui l’attesissimo Ave, Cesare di Joel e Ethan Coen (nelle sale italiane il prossimo 10 marzo) e Chi-Raq, il nuovo film di Spike Lee, fresco di polemica con l’Academy Award, che gli ha conferito l’Oscar alla carriera ma che, secondo l’autore afroamericano, ha snobbato gli attori e i registi di colore non candidando alla famosa statuetta nessuno di essi. Tra i film in Concorso non si può non essere contenti per la presenza di Fuocammare del bravissimo Gianfranco Rosi (unico film italiano presente), documentario su Lampedusa girato dall’autore vincitore del Leone d’oro a Venezia con Sacro GRA nel 2013.
Tra gli autori più attesi, la bella coppia americana Jeff Nichols (Midnight Special) e Alex Gibney, il cui documentario Zero Days è stato preferito a What to Invade Next di Michael Moore, autore da sempre in prima linea contro la politica statunitense, il cui film sarà presente nella sezione “Berlinale Special”. Grande attesa per i cinefili più radicali per Lav Diaz, straordinario autore filippino famoso, oltre che per il grande talento visivo, per la durata abnorme dei suoi film: il suo A Lullaby to the Sorrowful Mistery, 485 minuti, è stato coraggiosamente inserito nel Concorso e verrà proiettato in una sola giornata, con una pausa di un’ora a metà della proiezione. Infine, altre tre opere potrebbero dire la loro per la corsa ai premi e convincere i giurati capitanati da Meryl Streep e che vedono anche la presenza di Alba Rohrwacher: L’Avenir di Mia Hansen-Løve, Death in Sarajevo di Danis Tanovic, e The Commune di Thomas Vinterberg. Previsto inoltre un ricordo di Ettore Scola, a quasi un mese dalla scomparsa, con la proiezione del bellissimo Ballando Ballando. Curiosità anche per A Quiet Passion, il nuovo film di Terence Davies sulla grande poetessa americana Emily Dickinson e Creepy di Kiyoshi Kurosawa.
Per la Retrospettiva, il cartellone prevede la proiezioni di venti opere tedesche del 1966, anno di svolta in cui i cineasti di entrambe le Germanie si interrogavano sulle rispettive società, mentre l’omaggio del Festival sarà dedicato a Michael Ballhaus, grande direttore della fotografia tedesco, cui la Berlinale consegnerà l’Orso d’oro alla carriera. Tra classici cui Ballhaus ha collaborato, e che verranno ripresentati, Martha di Rainer Werner Fassbinder, Goodfellas, L’età dell’innocenza e Gangs of New York di Martin Scorsese e Bram Stoker’s Dracula di Francis Ford Coppola.
Al di là dei film in gara per i premi, il Festival di Berlino regala due sezioni dove di solito si annidano le perle più belle e nascoste: anche quest’anno, infatti, le sezioni “Panorama” e soprattutto “Forum” (la più sperimentale, vero e proprio “polmone verde” della kermesse) potrebbero offrire più di una bella sorpresa con un programma che, sebbene di provenienza prevalentemente europea, presenta opere provenienti da Ghana, Iran, Cile, Brasile, Corea del Sud, Algeria. Si tratta di cinematografie spesso interessanti che però non hanno alcuna speranza di trovare una distribuzione e restano relegate nei Festival come dentro delle riserve indiane. Tra gli autori di sicuro interesse presenti in queste sezioni, impossibile fare a meno di segnalare il grande documentarista cinese Wang Bing (Ta’ang), il francese Eugène Green (Le Fils de Joseph) e l’hongkonghese Wayne Wang (While the Women Are Sleeping) Per informazioni, approfondimenti, e per consultare il programma completo, vistare il sito www.berlinale.de.
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