“Cronache dal presepe” – Natale tra gotico e fantascienza

di Fabio Lastrucci

Il tema natalizio in letteratura vanta una solida tradizione che ne celebra la valenza simbolica con esempi elegiaci o drammatici, spesso dal forte sottotesto morale. Classico esempio di connubio tra invenzione letteraria e intenti educativi è il famoso Canto di Natale di Charles Dickens, incentrato sulla conversione di un uomo arido e impermeabile ai sentimenti, tramite l’intervento di figure spirituali che rappresentano i vari aspetti della festività.

Pur presentando manifestazioni sovrannaturali imparentate ai fantasmi della tradizione gotica, il romanzo di Dickens del 1843 ne subordina l’elemento favoloso rendendolo il veicolo di un messaggio in linea ai contenuti della ricorrenza. Non sempre avviene altrettanto quando la narrativa fantastica incontra il Natale. L’aspetto sentimentale dei racconti, espressione del riconoscimento in un sistema di valori comuni, viene usato dall’horror contemporaneo come elemento di contrasto inscenando vicende iconoclaste e destabilizzanti, non prive di sarcasmo, per portare alla luce angosce e pulsioni nascoste. Questo ribaltamento dei ruoli vede protagonista di frequente il simbolo del Natale, Santa Claus, rivestito dei panni dello psicopatico o del vero e proprio “mostro”, a colpire incisivamente nel tessuto molle degli stereotipi culturali.

Il cinema si appropria dell’iconografia in negativo della festa e ne troviamo numerosi esempi, dal canadese Black Christmas del ’74 al recente film finlandese Trasporto eccezionale del 2010, che rilegge la figura di Santa Claus assimilandola a quella più terribile del Joulupukki delle oscure leggende nordiche.

La lontana tradizione pagana delle celebrazioni del solstizio d’inverno, come il culto del Sol Invictus dei romani e lo Yule dei popoli germanici, diventa rilevante in The ceremony di Howard Phillips Lovecraft. Il narratore del racconto si reca presso l’originaria Kingsport per partecipare a un arcaico rituale di famiglia, in un clima nebbioso e quasi onirico. Accompagnato da una figura equivoca e mascherata, si unirà a dei pellegrini che attraverso una vecchia chiesa scendono nei suoi recessi sotterranei abitati da creature mostruose. La presenza del grimorio Necronomicon collega la storia alla cosmogonia del ciclo di Cthulhu, mentre il giorno del cerimoniale tenuto da umani e antichi progenitori è la data fatidica di Yuletide, ossia il “nostro” 25 dicembre.

Nell’ambito del fantastico, il contrasto tra razionalismo ateo e tensioni al misticismo affiorano nell’opera di Dino Buzzati, un dualismo tornato alla ribalta in un’accesa polemica lanciata pochi anni fa dal quotidiano cattolico Avvenire. Nell’opera dello scrittore bellunese, alla disperata assenza di senso de Il deserto dei tartari fa da contraltare Racconto di Natale, tratto dall’antologia La boutique del mistero, in cui la traboccante presenza di Dio nella Cattedrale e nelle case raccolte nella Vigilia viene descritta come materia viva aleggiante tra gli uomini. Durante una narrazione circolare la vedremo affievolirsi e sfuggire a chi non ne sappia condividerne il significato profondo, ritrovandone col fragile prete don Valentino la conferma della sua immutata presenza.

Se la letteratura gotica ci ha mostrato un approccio dissacrante nei confronti del Natale, il rapporto tra religione e fantascienza non è più sereno, affrontando problematiche e trattando la figura di Cristo in maniera molto controcorrente rispetto ai dogmi. Un caso emblematico è il romanzo Inri dello scrittore Michael Moorcock, protagonista di spicco della corrente letteraria conosciuta come “New Wave”.

Tipico prodotto del movimento degli anni ’60, interessato da tematiche inesplorate nell’ambito fantascientifico, Inri affronta con coraggio il confronto tra un uomo moderno e la sua ricerca di verità storica sulla natura di Gesù. Il medium che gli consente di sciogliere il quesito è una macchina del tempo con cui l’ossessionato Karl Glogauer viaggia a senso unico nel passato fino a incontrare il Nazareno. Grande è la sua sorpresa nello scoprire una realtà devastante, molto diversa da quella conosciuta dai Vangeli, appurerà così che il figlio di Maria e Giuseppe è un ragazzo minorato al quale si sostituirà, predicando e immolandosi sulla croce per poterne perpetuare la parola. L’impossibile distinguo tra la predestinazione e l’identificazione nel messaggio cristiano, culminante col sacrificio di sé, animano la vicenda che vince nel ’67 il Premio Nebula come miglior romanzo breve dell’anno.

Il successivo romanzo del ’98 Lo specchio di Dio, del tedesco Andreas Eshbach, appare meno iconoclasta imperniandosi su una trama spionistica che ruota intorno a uno scottante reperto archeologico. Anche qui ci troviamo in presenza di un paradosso temporale, mentre il reperto si rivela una videocassetta che documenta la resurrezione di Gesù. Il potenziale di minaccia che il documento contiene, fa sì che la Chiesa cerchi di nasconderne il contenuto, ritenendolo pericoloso come il messaggio eversivo del suo ispiratore, “addomesticato” da secoli di politica e di correzioni evangeliche.

Breve nel suo sviluppo, ma potente come spunto e come portata tematica, il racconto La stella di Arthur Clarke ci riporta al principio del percorso, trattando il Natale da una grande distanza cosmica, attraverso le ricerche di una spedizione spaziale terrestre.

L’astrofisico protagonista, un gesuita tormentato da dubbi sulla propria vocazione, studia le testimonianze di un’antica e fiorente civiltà extrasolare distrutta dall’esplosione di una supernova. In base ai reperti rinvenuti su un pianeta periferico salvatosi dal collasso, il prete-scienziato si rende conto dell’alto grado di valore umano e culturale della pacifica specie estinta. Alla consapevolezza della perdita immensa si va ad aggiungere infine un’altra pesante conferma: calcolando il viaggio della luce nello spazio, dal momento della deflagrazione fino al suo arrivo sulla Terra, il bagliore della supernova risulterebbe essere apparso in una data precisa. Il quarto secolo avanti Cristo.

L’astro devastante, responsabile dell’annientamento di un intero mondo, non è altro che la stella apparsa ai Re Magi diretti a Betlemme. Con un brillante colpo di scena, Clarke spiazza la nostra percezione degli eventi, riportandoci a una scala enormemente più grande in cui il pensiero umano si sperde. La sua storia, comunque, non porta in sé soluzioni riduttive, sulla scorta di uno scientismo autocompiaciuto e saccente. Pure nella visione razionale, controcorrente o beffarda del fantastico, la percezione del mistero resta viva per credenti e non, tenendo ancora accesa la festività col calore di un’umana, affascinante magia.

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