“Scappa – Get out” di Jordan Peele: non sono il tuo negro
Noi neri non abbiamo conosciuto nessun Sogno Americano.
Noi conosciamo solo l’Incubo Americano.
Malcolm X
Il giovane fotografo afroamericano Chris va a trascorrere il weekend a casa della fidanzata Rose Armitage, occasione per conoscere i parenti della ragazza. Rose non ha dubbi che il colore della pelle di Chris non influenzerà minimamente il giudizio dei genitori, liberal ed elettori di Obama. Una volta giunti nella sontuosa villa degli Armitage, però, Chris si renderà conto di essere oggetto di strane attenzioni sia da parte della famiglia di Rose che dei loro ospiti, giunti nella magione per una rimpatriata tra amici.
Scappa – Get out è senza dubbio una delle grandi sorprese dell’anno. Scritto e diretto dall’esordiente Jordan Peele, componente del duo comico “Key and Peele”, il film è un thriller a sfondo sociale che combina mirabilmente commedia, satira sociale e horror e che, in maniera originalissima e dirompente, mette il dito nella piaga delle difficili relazioni tra bianchi e afroamericani in un Paese come gli Stati Uniti che, nonostante gli otto anni di governo del primo Presidente nero della Storia, non riesce a fare i conti con il problema razziale. Basti vedere come, nei tempi recenti, sono balzate al disonore delle cronache numerose vicende nelle quali poliziotti bianchi dal grilletto troppo facile hanno sparato ed ucciso giovani ragazzi dalla pelle nera, provocando manifestazioni e rivolte in vari quartieri.
Dopo un incipit inquietante, che avverte subito lo spettatore della serietà del tema affrontato, il film sembra poi percorrere i sentieri della commedia con un plot che si ricollega direttamente ad un grande classico come Indovina chi viene a cena? di Stanley Kramer per poi trasformarsi ben presto in un thriller claustrofobico che spiazza, turba e inchioda lo spettatore conducendolo dentro territori inattesi in cui il grottesco e la paura sono mirabilmente mescolati da una sceneggiatura molto ben calibrata che esplode in un finale rischioso ma, a conti fatti, inevitabile e perfettamente centrato.
La forza e la potenza di un film come Scappa – Get out sta nell’atmosfera di fervida ambiguità che riesce a creare: ad un certo punto del film, tutto potrebbe apparire come un sogno/incubo del protagonista ma questo è assai poco importante perché si tratterebbe di un incubo indotto, che nasce dal modo sottile in cui i bianchi si rapportano ai neri (e quelli del film sono elettori di Obama, figuriamoci gli elettori di Trump). Allo stesso modo, anche l’uomo di colore diventa in qualche modo responsabile della propria emarginazione nel momento in cui introietta, in maniera probabilmente inconscia, il disprezzo di cui è oggetto e l’inferiorità con cui è guardato. Paradigmatico, in questo senso, l’inserimento nella sceneggiatura del tema dell’ipnosi e di quello della neurochirurgia, scienze che lavorano sulle zone nascoste dell’individuo. Naturalmente, Chris è soprattutto vittima del razzismo, ma paga tuttavia anche l’incapacità (o forse l’impossibilità) di evolversi dal cliché in cui è inchiodato, di trascendere lo sguardo scrutatore e inquisitorio dell’Altro.
Dopo averlo evocato nel plot, Scappa – Get out fa a pezzi l’ottimismo ed il politically correct del film di Kramer, sposando invece l’horror politico targato New Hollywood di opere come La fabbrica delle mogli di Bryan Forbes e La notte dei morti viventi di George A. Romero, squarciando lo spessissimo velo d’ipocrisia che avvolge l’ideologia finto-liberale della borghesia wasp americana e rivelandone il corpo – letteralmente – marcio e putrescente, e la bieca perversione. Insieme al recentissimo documentario I am not your Negro di Raoul Peck, altra mirabile opera sulla “negritudine” del Paese (che si vorrebbe) più democratico del mondo, l’esordio di Jordan Peele rivela che il Re è più nudo che mai e, una volta di più, fa finta di niente.
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