Il fascino ambiguo e senza tempo della Contessa Karnstein
Da quasi 150 anni Carmilla, di certo la più geniale intuizione del grande autore Joseph Sheridan Le Fanu, continua a lanciare il suo ineffabile incantesimo di seduzione dalle pagine del racconto omonimo. Di sicuro una delle prime storie dell’orrore ad avere un marcato sotto-testo erotico, e per giunta il primo a raccontare una storia d’amore dalle connotazioni lesbo, l’importanza di quest’opera e la sua durevole fama sono dovute al suo saper combinare, nell’approccio al classico tema del vampiro, un perfetto equilibrio tra tradizione e modernità.
Carmilla difatti è, innanzitutto, un racconto dal carattere assolutamente paradigmatico rispetto a quelli che sono i canoni classici della storia gotica, e in generale a quella che è la tradizione plurimillenaria degli orrori notturni. Ciò è evidente in particolare nelle sequenze finali, in cui viene descritto il metodo per l’eliminazione della vampira, e che denota da parte di Le Fanu un attento studio della casistica che era stata ampiamente descritta (e confutata con spiegazioni razionali), nel Dizionario Infernale di De Plancy e altri testi illuministici. Ma tutto lo svolgimento del racconto denota una perfetta conoscenza del bagaglio di leggende e folklore collegato con la figura del revenant. Tutto parte, in un certo senso, dai terrori infantili, dagli spauracchi che ancora oggi predano il sonno dei bambini così come all’alba dei tempi turbavano le notti dell’uomo primitivo, sensibile e suggestionabile come non mai di fronte ai misteri nascosti del mondo in cui si affacciava del tutto inconsapevole. La parte iniziale del racconto, quello in cui la giovane protagonista e narratrice Laura riferisce dello strano sogno vissuto da bambina, è un incipit che si ricollega direttamente a questa memoria ancestrale dalla quale sono emersi un po’ tutti i miti macabri dell’umanità. I disturbi del sonno sono probabilmente da sempre alle origini delle leggende sul vampirismo, le presenze notturne, e altre forme di possessioni che agiscono nel momento e nell’ora in cui siamo più “vulnerabili”, perché incoscienti e indifesi.
“Poi, con mia sorpresa, vidi una bella faccia che mi guardava vicino al letto. Era quella di una signora che si era inginocchiata accanto a me e teneva le mani sotto la coperta. La guardai con piacere e smisi di lamentarmi. La bella signora mi accarezzò e si sdraiò sul letto vicino a me sorridendo; mi sentii immediatamente tranquilla e mi addormentai di nuovo. Mi svegliò una sensazione dolorosa, come se due aghi mi entrassero nel petto contemporaneamente e andassero a fondo. Urlai e la signora si allontanò, guardandomi fissa; poi scivolò sul pavimento e mi parve che si nascondesse sotto il letto.”
La misteriosa presenza che turba il sonno della bambina Laura altri non è che la vampira Carmilla, che ella rivedrà molti anni dopo, in età adolescenziale, in un contesto del tutto diverso. Le due ragazze si conosceranno in modo apparentemente fortuito. Ma tanto fortuito il loro incontro non deve essere stato, non solo alla luce dell’episodio che affonda nei ricordi infantili di Laura, ma anche alla luce del fatto che, sebbene Le Fanu sul punto lasci piuttosto nel vago l’argomento, un legame di sangue vi è di certo tra Laura e l’antica e maledetta stirpe dei conti Karnstein, cui era appartenuta in vita la bella Carmilla. Le Fanu più avanti nel racconto farà dire al padre di Laura che “la sua defunta moglie discendeva da quella stirpe”, e addirittura sappiamo dalle parole di Laura che la loro abitazione ospita un antico ritratto della contessa Mircalla (alias: Carmilla). Come può essere, dunque, che la sfortunata Laura non riconosca la vampira per ciò che realmente è, collegandola alla sua defunta antenata di cui possiede un ritratto? probabilmente Freud, analizzando gli aspetti perturbanti del racconto di Le Fanu, si sarebbe divertito, a collegare tale rimozione con un processo di elaborazione del lutto materno da parte di Laura, e a dare una interpretazione di questa ambigua figura vampirica nella sua personale ottica.
“Vidi il volto preciso che mi aveva fatto visita di notte nella mia infanzia, e che era rimasto impresso nella mia mente, e sul quale io avevo per così tanti anni rimuginato spesso con orrore, quando nessuno sospettava cosa stessi pensando. Era grazioso, anche bello; ma quando lo vidi per la prima volta, portava la stessa espressione malinconica. Ma quasi immediatamente si accese in uno strano fisso sorriso di riconoscimento”.
“Siamo parenti?” ero solita chiedere; “Cosa intendi con tutto ciò? Forse ti ricordo qualcuno che ami; ma non devi fare così, lo odio; non ti conosco – non conosco me stessa quando hai questo aspetto e parli in questo modo.”
Del resto, man mano che il rapporto tra Laura e la sua misteriosa ospite diviene più profondo (scivolando in un sentimento ambivalente e un legame forte eppure non ben classificabile) tale possibilità viene più volte suggerita nel dialogo tra le due ragazze. Forse non a caso proprio nel ritrovare in Carmilla qualcosa che la rimanda al suo passato familiare, Laura approccia la sua nuova amica non soltanto più con la naturale curiosità e voglia di scoperta tipico della socializzazione adolescenziale, ma con un qualcosa di più che se da un lato è vero erotismo, dall’altro già manifesta i segni di una passione distruttiva che la porterà in breve a consumarsi nel corpo e nello spirito.
Sebbene il sotto-testo erotico sia in un certo senso congenito all’archetipo del vampiro, e non manchi un fattore del genere nella genesi dello stesso Dracula (rispetto al quale Carmilla è secondo in classifica in quanto storia di vampiri con più trasposizioni cinematografiche), l’opera di Le Fanu è certamente molto più esplicita sul punto, tanto da costituire un precedente di rado replicato nella storia della letteratura weird.
“… vidi qualcosa, che inizialmente non riuscivo a distinguere accuratamente, muoversi intorno ai piedi del letto. Ma presto vidi che si trattava di un animale di un nero fuligginoso che assomigliava ad un gatto mostruoso. Mi apparve lungo più o meno quattro o cinque piedi poiché copriva l’intera misura dello scendiletto quando ci passò sopra; e continuò a passeggiare avanti ed indietro con l’inquietudine leggiadra e sinistra di una bestia in gabbia.”
Tanto leggiadra, aggraziata e languida appare Carmilla nelle sue sembianze umane quanto invece ferina, minacciosa e predatrice si mostra nella sua forma da incubo. Tuttavia, sebbene Laura riuscirà a prendere consapevolezza in tempo del grave pericolo in cui versa, e a scampare a un destino di morte, la sua infatuazione nei confronti di Carmilla non per questo cesserà, e anzi neppure l’apparente eliminazione e definitiva morte della vampira le impedirà, molto tempo dopo, di avvertirne di tanto in tanto la presenza tangibile accanto a lei, facendole immaginare di ritrovarsela alle sue spalle mentre scrive sul suo diario.