“Solidarietà. Un’utopia necessaria” di Stefano Rodotà. Un principio universale che trasforma le società democratiche
di Marco Antonio D’Aiutolo
«Nei tempi difficili è la forza delle cose a far avvertire come bisogno ineliminabile il riferimento a principi che consentono di sottrarsi alla contingenza e alla nuda logica del potere, riscoprendo una radice profonda di solidarietà “come segnale di non aggressione tra gli uomini”».
Così sintetizza Stefano Rodotà, in Solidarietà. Un’utopia necessaria (2014), le ragioni del principio di solidarietà. Ma – ci si chiede – è ancora auspicabile parlarne, oggi?
Non ci riferiamo semplicemente alla solidarietà come nozione morale, che si esaurisce nella sfera privata, in gesti di carità. Rodotà, docente di Diritto civile e tra gli autori della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, muove dall’idea che essa sia guida dell’azione politica, criterio di valutazione dei comportamenti e riferimento giuridico obbligante. Si tratta di un «principio volto a scardinare barriere, a congiungere, a esigere quasi il riconoscimento reciproco, e così a permettere la costruzione di legami sociali nella dimensione propria dell’universalismo». Ciò è auspicabile proprio per le esigenze reali, quale l’attuale crisi globale economico-finanziaria. L’importanza del principio si mostra con forza quando un certo tipo di realismo rassegnato sembra imporre, in funzione di logiche di mercato, la rinuncia ad azioni solidali governate dai diritti della persona. Pertanto, è necessario sia dilatarne confini e capacità operative, sia «costruire in modo più stringente i nessi tra democrazia e solidarietà, rendendo plausibile la conclusione secondo la quale solo la presenza effettiva dei segni della solidarietà consente di continuare a definire “democratico” un sistema politico».
Rodotà pone la solidarietà in relazione alla fraternità. Della triade rivoluzionaria (libertà, uguaglianza, fraternità), su cui si è andata organizzando la modernità occidentale, essa è la più fragile, soprattutto per la continua subordinazione alla logica proprietaria. Tuttavia sorge dall’importanza dei legami sociali e dal suo essere condizione per attribuire significato a libertà e uguaglianza. La solidarietà, quindi, si stacca progressivamente da fattori esterni, quali ricchezze e proprietà. Per cui, proprio in tempi di crisi economica e scarsità di risorse, permette di non pregiudicare il «carattere proprio dello Stato costituzionale di diritto come luogo di complessivo riconoscimento di diritti fondamentali». Da ciò «dipende la possibilità stessa di costruire un’Europa dei cittadini, e non solo dei mercati». In linea con la Carta dei diritti e non con politiche di austerity, la solidarietà ha valenza cosmopolitica, in cui la cittadinanza attiva partecipa al processo di costruzione sociale e scongiura forme di rifiuto dell’altro.
Analizzando la Costituzione italiana, Rodotà mostra, da un lato, che la solidarietà si presenta come una nozione ampia, con solide fondamenta, appartenente a principi generali e flessibili, tali che «il sistema giuridico possa disporre di finestre aperte sulla società». Dall’altro, essa assume «le vesti del disinteresse» e riceve legittimazione perché nella congiunge eguaglianza e dignità, e conferma che è impossibile «eluderla senza mettere in discussione l’intero quadro dei principi fondativi dell’ordine costituzionale». L’Autore è dell’avviso che il Welfare State deve essere costruito intorno alla solidarietà. Per questo esige l’arricchimento della nozione di benessere. Prende come esempio il reddito garantito e osserva che è liberazione dall’angustia della disoccupazione e dal “ricatto del lavoro”. In base a ciò pone in relazione benessere e felicità che consiste nel «diritto di costruire liberamente la propria personalità» (Cost, art. 3). È la persona che ha il diritto alla determinazione del proprio benessere, i poteri pubblici il dovere di garantirla, senza ingerenze eterodeterminanti.
A fondamento c’è proprio il congiungersi dei principi, che la solidarietà rapporta alla logica della reciprocità, la quale non contraddice «libertà e autodeterminazione». Queste esigono un contesto sociale adeguato e diritti sociali come «“abilitanti” all’esercizio di quelli civili e politici». In questo senso la solidarietà «si manifesta nel riconoscimento di un ruolo attivo dei soggetti interessati nel discorso pubblico e nei processi sociali». Sono i soggetti «non statali», «solidali, distinti, ma unificati da un riferimento comune», le cui regole hanno «fondamento nella garanzia dei diritti fondamentali». È così che il principio-solidarietà si mostra come antidoto alla resa al realismo e utopia necessaria e ragionevole, perché ha un’attitudine che implica le condizioni stesse dalla sua concretizzazione. Per Rodotà tale attitudine è l’universalità. Ampliare gli orizzonti impone «un confronto continuo con una società da trasformare attraverso un’altrettanta continua riflessione critica sui concetti e una conseguente produzione di istituzioni adeguate». La tensione tra diritti costituzionali e politica abilita la produzione della solidarietà cosmopolitica in ambiti quali immigrazione, tutela dell’ambiente, garanzia di reddito, beni comuni.
In questo modo la solidarietà mostra anche una «attitudine a proiettarsi verso il futuro», a congiungere cosmopolitismo e utopia, dove centrale è il rapporto con l’umanità. «Declinata al futuro», l’umanità, infatti, è «qualcosa da costruire incessantemente attraverso l’azione comune e, appunto, solidale di una molteplicità di soggetti» e «può ritrovarsi umanità solo là dove dignità e solidarietà conoscono pieno riconoscimento».
Concludendo, non si può non essere concordi con la visione cosmopolitica del principio-solidarietà, proposta da Rodotà. In essa si scorge «un dato di attualità e uno di prospettiva», in «continua tensione» che «alimenta la capacità trasformativa della solidarietà». Proprio per questo offre una lettura non rassegnata, ma sincera della realtà e, insieme, una progettualità normativa, non realizzabile «in uno spazio vuoto di politica». La solidarietà è, dunque, «un principio costitutivo di una società umana e democratica, che sa individuare i principi che la fondano, e dai quali sa di non potersi separare».
Perche non c e progresso senza solidarieta e non esiste la democrazia senza la tutela dei piu deboli.
Nel saggio la solidarieta diventa aiuto doveroso che uno stato democratico sia tenuto a garantire ai cittadini piu svantaggiati e a quanti bussino alle sue frontiere affinche possano avere uguale accesso ai diritti fondamentali di salute, lavoro e decoro di vita.