“Youth without youth”: la seconda giovinezza di Francis Ford Coppola
È il 2005 e Francis Ford Coppola, autore di tanti film epocali tra cui La conversazione (1974), Apocalypse now (1979) e Rumble fish (1983) oltre che della trilogia di grande successo de Il Padrino, non gira più un film da otto anni, limitandosi a produrre lavori di altri registi, tra cui Il mistero di Sleepy Hollow (1999) di Tim Burton e le opere della figlia Sofia. La sua filmografia più recente comprende il modesto Jack (1996), interpretato dal compianto Robin Williams, e il non esaltante The Rainmaker (1997), giallo giudiziario tratto da un romanzo di John Grisham, autore la cui trasposizione va molto di moda nella Hollywood di quegli anni.
Insomma, l’opinione corrente è che il vecchio Francis sia un regista sostanzialmente finito che ha spremuto finanche le ultime gocce del suo innegabile talento. Ma il regista di Detroit non la pensa così ed è alla disperata ricerca di un soggetto che possa rilanciarlo, liberandolo dalla fastidiosa etichetta di “regista che non ha più nulla da dire”, affibbiatagli dagli addetti ai lavori e dai critici, categoria spesso inclemente e di rara ingratitudine. Mentre è alle prese con la sceneggiatura di Megalopolis, film di fantascienza che a tutt’oggi non ha ancora visto la luce, l’incontro con Un’altra giovinezza, romanzo del poliedrico intellettuale rumeno Mircea Eliade (morto nel 1986), accende una scintilla nella mente di Coppola che comincia a lavorare alacremente e in gran segreto al soggetto. Ad attirare il regista è probabilmente una sorta di identificazione con il personaggio principale. La vicenda narra infatti di un anziano studioso del linguaggio che non riesce a completare un importante lavoro scientifico e decide di farla finita, finché non viene colpito da un fulmine grazie al quale riceve inaspettatamente una serie di straordinari poteri e una nuova giovinezza che gli consentono di ricominciare la sua vita e le sue ricerche da capo, dando nuovo lustro alla sua carriera.
La storia, che sembra un episodio allungato della celebre serie di telefilm Ai confini della realtà, si rivela per Coppola una sfida intellettuale e cinematografica avvincente ma di certo anche incredibilmente rischiosa. Girato in Romania, con una troupe ridotta e quasi del tutto autoctona, Youth without youth è infatti tante cose insieme: un’eccentrica storia d’amore, un thriller, un affascinante viaggio filosofico nel tempo e nello spazio, un’indagine sulle origini del linguaggio umano, uno scandaglio del conflitto tra amore e fama, un’appassionante requisitoria sulla funzione sociale della conoscenza, un’intrigante variazione sul tema del Doppio, ed una moderna e originale rivisitazione del mito di Faust.
Insomma, all’età di 66 anni, Coppola dà alla luce un’opera quasi lynchiana con il suo gioco di incastri e il grande lavoro sulla variabile-tempo, e realizza un grande film d’avanguardia che segnerà l’inizio del riscatto della sua carriera. Infatti, sebbene qua e là sicuramente sconnesso e sbilanciato, Youth without youth è un film prezioso e straordinario, lampeggiante del talento ritrovato di un autore del quale si era troppo frettolosamente decretata la fine artistica. Con questo film, cui seguiranno lo splendido Tetro (Segreti di famiglia, 2009) e il geniale Twixt, eletto dai prestigiosi “Cahiers du cinéma” miglior film del 2011, il “padrino” della Zoetrope ritorna nell’Olimpo dei maestri del cinema mostrando allo stesso tempo un inaspettato eclettismo ed una fertile inventiva nell’aggiornare alcuni temi classici del suo cinema. Infatti, pur segnando sicuramente una vigorosa sterzata nella filmografia coppoliana, Youth without without non è esente (e come potrebbe essere altrimenti, tra l’altro?) da alcune reminiscenze delle opere del passato: il tema del viaggio nel tempo e del ringiovanimento del protagonista (Peggy Sue si è sposata), l’amore ritrovato che dura attraverso i secoli (Bram Stoker’s Dracula), l’incontro tra un uomo e il suo doppio (le suggestioni nel rapporto Willard-Kurtz in Apocalypse now), il mesto destino di colui che ha conosciuto, seppur in forma diversa, il Potere e il successo (Il Padrino parte III).
In questo senso, per il bene suo e anche nostro, con la rinascita del suo cinema e la sua “altra giovinezza”, il vecchio Francis, colpito da nuovi fulmini artistici, sembra esser riuscito a far meglio dei suoi personaggi e a sconfiggere le lancette del tempo.
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