Marionette e muppetts dal palcoscenico allo schermo

Nel corso del tempo, i mutamenti che hanno trasformato il mondo dello spettacolo si sono riflessi anche nel teatro di figura, la tradizionale rappresentazione con sculture animate, che ha mutato i suoi antichissimi mezzi espressivi adattandosi a nuovi codici e strumenti di comunicazione. Già con l’avvento del cinema gli effetti speciali hanno utilizzato l’animazione di figure mosse fotogramma dopo fotogramma tramite la stop motion, una tecnica che opera con marionette snodate mosse e riprese a singoli fotogrammi. Ne offrono un valido esempio i dinosauri creati da Willis ‘O Brien per il film Il mondo perduto del 1925, tratto dal romanzo di Conan Doyle, anticipando di un settantennio la successiva moda scatenata dal Jurassic Park della coppia Crichton/Spielberg.
Mentre la cinematografia si è sviluppata sulla ricerca di maggiore verosimiglianza (tendenza culminata nelle attuali, invasive animazioni in computer graphic), la televisione, in veste di sorella più giovane, ha mantenuto una relazione più stretta con le origini teatrali, utilizzandone le tecniche e aggiornandole al gusto contemporaneo con mezzi a volte sofisticati, a volte convenzionali.

Un prodotto di successo di questa ibridazione applicata al piccolo schermo è la novità che vivacizza la tv dei ragazzi inglesi degli anni ’60. Il produttore Gerry Anderson la battezza Supermarionation, trattandosi a tutti gli effetti di marionette a filo mosse su scenari ricostruiti nel minimo dettaglio. Caratteristica innovativa di queste figure animate è la dotazione di piccoli servomotori per permettere il movimento di occhi e mandibole, oltre ad altri componenti elettronici per la sincronizzazione di bocca e voce del doppiatore. A parte le grottesche teste ingrandite per alloggiare le parti elettroniche, il risultato è molto suggestivo consentendo a questi personaggi di resistere in programmazione per un decennio e facendoli approdare anche in Italia con i telefilm di fantascienza Thunderbirds, Stingray e Joe 90.

Più legata all’immaginario fiabesco degli animali parlanti, dal ’59 la televisione nazionale porta in scena il pupazzo di Maria Perego Topo Gigio, che propone in RAI la classica animazione a fondo nero in cui operano più animatori resi invisibili all’occhio da camici e cappucci dello stesso colore.
Il popolare personaggio, protagonista di duetti con reali celebrità dell’intrattenimento come Corrado o Raffaella Carrà si va ad affiancare al lavoro analogo di Velia e Tinin Mantegazza, che con i loro stralunati personaggi di stoffa e gommapiuma si rivolgono esclusivamente a una platea infantile.

Un passo decisivo del teatro di figura all’interno del video nasce negli Stati Uniti ad opera di Jim Henson, creatore nel 1976 del celebre Muppet Show. L’esperienza di burattinaio di Henson, unita alla conoscenza del medium televisivo, gli ha permesso sin dal suo primo programma Sam and Friends di sperimentare l’utilizzo di materiali nuovi che consentivano ai suoi pupazzi di avere una maneggevolezza ed espressività mai vista prima.
Il personaggio Kermit la Rana diventa il caposaldo della sua produzione più di successo, dando vita al termine Muppett che sigla questo tipo di pupazzi (contrazione delle parole inglesi marionette e puppett), figure caricaturali nei cui tratti fumettistici si possono riconoscere figure archetipe dello spettacolo o della cultura americana, come i vecchietti terribili Waldorf e Astoria, catapultati fuori da una commedia di Billy Wilder, o l’aquila americana Sam, rigida e conservatrice, in cui si potrebbe specchiare un Lyndon Johnson o un senatore Mc Carthy.

 Con uno sviluppo ulteriore della parte tecnologica, le strutture dei pupazzi si fanno più complesse, utilizzando più animatori e servomeccanismi elettronici radiocomandati, in modo da arricchire le performance di questi attori sintetici con una gamma di possibilità straordinaria. Muppett giganti ad altezza uomo, combinazioni di burattini a stecca con animazioni manuali, sono sistemi approdati anche al cinema combinando materiali provenienti dal make-up speciale, come il foam latex, per applicarli alla scultura di mostri e creature bizzarre. Li testimoniano le produzioni hollywoodiane dei film Dark Cristal del 1982 e il seguente Labyrinth  del 1986.

L’ultima realtà che vede i pupazzi sul piccolo schermo è la satira, che li rende protagonisti di strisce comiche basate su caricature verosimiglianti in poliuretani e lattici schiumati, come nel caso del programma inglese Spitting image. In questo show andato in onda dal 1984 al 1996 i muppett a due animatori vengono utilizzati con l’uso di sfondi in chroma-key ed elementi scenografici. I personaggi sono figure popolari della politica e dello spettacolo, sbeffeggiati dagli autori Peter Fluck, Roger Law e Martin Lambie-Nairn in graffianti scenette dai testi rivolti a un pubblico adulto.

Il successo di questo tipo di spettacolo ispira anche produzioni italiane e sulla rete Telemontecarlo ne vediamo apparire nel 1987 una versione adattata da autori nostrani nel format Teste di gomma. Recentemente, una nuova incarnazione di questi muppett satirici si è affacciata alla ribalta del video sul canale Sky, con un nuovo show dalle stesse caratteristiche chiamato Gli sgommati.
La presenza del pupazzo evolve ma mantiene viva la sua comunicativa nel tempo, col fascino inalterato di sempre, dal boccascena di un teatro o da quello moderno di una televisione.

 

 

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