Cannes 2018, segreti di famiglia nel nuovo film di Hirokazu Kore-eda

Résultat de recherche d'images pour "manbiki kazoku kore-eda"Siamo ormai arrivati a metà percorso di un Concorso che si sta dimostando piuttosto altalenante, con qualche delusione totale (il modesto Everybody Knows di Asghar Farhadi) o parziale (Ash is Purest White di Jia Zhang-ke, a metà strada tra melodramma e affresco della Cina recente, ma senza che l’ottimo cineasta cinese aggiunga molto rispetto a quanto già squadernato nei film precedenti), la conferma di Jafar Panahi (buono, specie nella prima parte, il suo Three Faces), il successo di Alice Rohrwacher di cui abbiamo parlato ieri, e senza nessuna particolare sorpresa, se non in negativo. Nella sezione “Un Certain Regard” va però segnalato almeno il bellissimo Girl di Lukas Dhont, commovente storia di Victor, un adolescente con il sogno della danza, che sta provando a cambiare sesso e a diventare ballerina classica. Nei panni del protagonista, il giovane Victor Polster è una vera e propria rivelazione.

Per quanto riguarda invece la corsa alla Palma d’oro, oggi è stato presentato alla stampa il nuovo parto creativo di Hirokazu Kore-eda, straordinario regista giapponese specializzato in storie che mettono al centro l’istituzione familiare ma capace anche di sorprendenti detour come After Life, ambientato nell’aldilà, e l’ottimo The Third Murder, un giallo intelligente e anomalo, presentato in competizione all’ultima Mostra del cinema di Venezia. Il cineasta nipponico ha portato qui a Cannes Shoplifters, storia che ruota attorno ad una famiglia, costituita da cinque membri, dedita al taccheggio per ragioni di sopravvivenza (attività in cui il capofamiglia coinvolge anche il piccolo Shôta). Una sera, al ritorno da una di queste piccole spedizioni illegali, Shôta e suo padre Osamu raccolgono e portano in casa la piccola Yuri, che sembra abbandonata a sé stessa. Inizialmente reticente a dare riparo per la notte alla bambina, la moglie di Osamu accetta di occuparsi di lei quando capisce che la piccola è vittima di maltrattamenti. A dispetto della loro povertà, sopravvivendo con i piccoli furti e qualche magro introito, questa famiglia piuttosto vispa appare felice finché un incidente inatteso rivela brutalmente alcuni inquietanti segreti.

Résultat de recherche d'images pour "manbiki kazoku kore-eda"Come i recenti Our Little Sister Ritratto di famiglia con tempesta (entrambi a Cannes rispettivamente nel 2015 e 2016), Shoplifters si presenta nella parte iniziale con i toni leggeri di una commedia, ambientata nella periferia di una città non ben specificata. Pur presentando la situazione di una famiglia in stato di indigenza, il film si tiene su un registro giocoso, mettendo lo spettatore nella condizione di empatizzare con i personaggi, nonostante questi siano dediti ad attività illecite. Con la consueta abilità nella costruzione della trama, che aggiunge via via nuovi e sempre più sorprendenti tasselli, Kore-eda ha realizzato un film che mette sul campo una grande quantità di temi, a partire da quello dei legami di parentela. In realtà, come già in opere come Nobody KnowsFather and Son (Premio della Giuria a Cannes nel 2013), il regista sembra suggerire che non è il sangue a cementare i rapporti tra le persone quanto piuttosto un reciproco senso di appartenenza che nasce dalla condivisione dei dettagli più minuti dell’esistenza. Il film, come ha dichiarato il regista, prende spunto da alcuni fatti di cronaca che hanno messo al centro alcune frodi alle assicurazioni pensionistiche (con famiglie che continuavano a incassare i premi, anche dopo la morte dei propri congiunti) e il fenomeno dei genitori che obbligavano i propri figli a rubare, due reati puniti molto duramente in Giappone. Tuttavia, per quanto certi crimini possano apparire odiosi, Kore-eda prende spunto da questi eventi per descrivere il quadro più ampio di una società mostruosa, anche quando i comportamenti degli individui non intaccano il codice penale. In questo senso, Shoplifters è una delle opere più cupe e pessimiste dell’autore nipponico. Infatti, man mano che la storia procede e alcune verità nascoste vengono a galla, si assiste ad una progressiva discesa agli inferi, una descrizione della bassezza umana che, partendo dal nucleo familiare, finisce per riversarsi sulla società nel suo complesso. Shoplifters è anche la storia di un uomo che tenta di assumere il suo ruolo di padre e, allo stesso tempo, un racconto di formazione dove a un certo punto, quando ci si rende conto di risiedere all’interno di una famiglia disfunzionale, vengono a mancare i punti di riferimento.

L’approccio intimista di molto cinema precedente del regista lascia qui il posto ad una visione più ampia della società, come avveniva in alcuni dei primi film di Kore-eda, come Maborosi Distance. Sebbene non manchino numerosi momenti lirici, in cui lo sguardo del regista prova a rintracciare la poesia del quotidiano, specialmente nelle scene in cui i due bambini si abbandonano a giochi infantili, lo sguardo appare questa volta più aspro e realista, il quadro disegnato più angoscioso, l’approdo finale della riflessione più desolante. Salutato da applausi convinti al termine della proiezione, Shoplifters è sino a questo momento una delle opere più potenti e sincere passata in Concorso e potrebbe essere un serio pretendente ad uno dei premi principali.

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