“Loro 2” di Paolo Sorrentino: l’odore dell’alito dei vecchi

Al termine di Loro 1 avevamo lasciato Silvio Berlusconi e Veronica Lario in una situazione romantica, affidata all’esecuzione di “Domenica bestiale” di Fabio Concato, eseguita dal cantante in persona in un gustoso cameo, che era una delle pochissime invenzioni riuscite della prima parte di questa mini-saga sull’ex Presidente del Consiglio, in mezzo ad un mare di eccessi e di scivolamenti nel kitsch più sfrenato e talvolta stucchevole. Loro 1 aveva ritardato l’ingresso in scena di Servillo/Berlusconi concedendogli solo la mezzora finale. Il fatto che Loro 2, come prevedibile, sia dominato dalla presenza dell’attore campano, in scena per la quasi totalità del film, fa sorgere innanzitutto una domanda: che senso aveva dare tanto spazio in Loro 1 alle figure di Sergio Morra, alias Giampy Tarantini e sua moglie, se poi i due coniugi spariscono ben presto dal film dopo aver “consegnato” al depresso uomo di potere, in crisi coniugale, le ventotto escort che serviranno a sollazzarlo e a risollevarlo dalle sue paturnie?

Risultati immagini per loro 2 fotoQuesta seconda parte, apparentemente migliore e meglio costruita della prima, in realtà si porta dietro tutti i problemi che sembrano imbrigliare l’ambizioso progetto del regista nel suo complesso. In particolare, non soltanto manca una vera coesione tra la prima e la seconda parte (con qualche personaggio la cui storia inizia in Loro 1 senza trovare una compiutezza nella seconda parte: si pensi, in particolare, alla misteriosa donna dai capelli rossi di nome Violetta Saba, che ci aveva fatto pensare a Virginia Sanjust di Teulada), ma persino isolando questa seconda parte assistiamo ad un film in cui manca un vero centro. In pratica, è come se Paolo Sorrentino non abbia ben chiara in mente l’angolazione dal quale vuole approcciare il suo personaggio. A differenza dell’Andreotti de Il Divo, dove la maschera del potente politico democristiano riusciva a trasfigurarsi per diventare simbolo, immagine grottesca del Potere o sinistra icona del Male, qui Berlusconi è soltanto Berlusconi, così come ci è stato raccontato dai talk-show di Michele Santoro, e dagli innumerevoli libri ed articoli dedicatigli dai suoi detrattori.

Risultati immagini per loro 2 fotoAnche le scene delle feste di Villa Certosa, che Sua Emittenza derubricava come burlesque, sembrano solo la rappresentazione delle tante trasmissioni-spazzatura di Mediaset, per quanto girate talvolta con innegabile perizia e sinuosi ed accattivanti movimenti di macchina. A disagio quando deve lasciare i territori a lui più consoni del grottesco, ultimamente messo in scena in maniera sempre meno brillante, per tentare l’esplorazione in territori dove alberga il dramma, Sorrentino non riesce a innestare nel suo Berlusconi quell’elemento di tragicità cui in certi momenti sembra aspirare: non ci troviamo davanti ad un eroe, per quanto negativo, del quale si voglia descrivere la parabola discendente. Nel momento in cui lo sorprendiamo, egli ha già raggiunto il punto massimo cui poteva puntare: quando lo lasciamo, la vera caduta non è ancora iniziata.

Invece di una progressione drammatica o di un lento scivolamento nel ridicolo, quelli che ci vengono mostrati sono una serie di quadri isolati, di scene che, una volta terminate, non spostano il racconto e potrebbero essere quasi essere viste in qualunque ordine o successione, senza che questo pregiudichi la comprensione. Le conversazioni tra Berlusconi e Ennio Doris, Berlusconi e Fedele Confalonieri, Berlusconi e Mike Bongiorno sono momenti abbastanza stantii, che rivelano poco o nulla rispetto a quanto si possa già sapere o immaginare (a questo riguardo sarebbe anche interessante chiedersi cosa possa mai capire uno spettatore straniero che ignori le vicende e le cronache nostrane di quegli anni).

Risultati immagini per loro 2 immaginiForse l’aspetto più interessante ed anche il più centrato è quando il film si sofferma, questa volta davvero efficacemente, sulla solitudine di un uomo, corteggiato ed ambito per la sua ricchezza ed il suo potere ma incapace di conquistare le persone che non si fanno irretire dal canto delle sue sirene. Convinto di avere uno charme al di là del suo impero economico, Berlusconi tenta di sedurre la giovane studentessa che gli apre gli occhi ricordandogli che la sua bocca è impregnata dell’alito dei vecchi. Allo stesso modo, quando vorrebbe convincere Veronica a restare con lui, il film descrive bene la tragedia dell’uomo destinato alla sconfitta contro chiunque non gli si mostri servile.

Tuttavia, alcuni momenti riusciti non bastano a risollevare le sorti di un’operazione alla quale il fluviale minutaggio, a questo punto poco giustificato, non ha certo giovato. Sorrentino e il suo co-sceneggiatore Umberto Contarello hanno affrontato il difficile compito di isolare un periodo della vita di Berlusconi senza particolari scatti inventivi, senza la capacità di sorprendere o spiazzare, facendo sentire tutta la difficoltà di penetrare e restituire la complessità del personaggio che si è scelto di raffigurare. Piuttosto che sprecare molto tempo a snocciolare una serie di notizie arcinote sulla sua poco lusinghiera biografia, sarebbe stato forse meglio tentare una rielaborazione artistica del personaggio, come ad esempio faceva Pablo Larraín con il suo splendido Neruda. Lo stesso Toni Servillo, pur impegnandosi a fondo, sembra presentarci l’imitazione parossistica di una maschera piuttosto che una sua interpretazione, dove a dominare sembra essere la caricatura piuttosto che l’adesione mimetica. Per questo, anche Loro 2, per quanto opera più controllata e meno debordante e nel complesso senz’altro più godibile del segmento antecedente, conferma l’impressione di un progetto che non sembra aver funzionato: il Berlusconi di Marco Travaglio lo conosciamo già, quello di Sorrentino risulta non pervenuto.

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