L’arresto del sindaco di Riace e l’insostenibile pesantezza del potere repressivo
“Io sono, in qualche misura, legato al pensiero libertario. Joseph Proudhon è uno di quelli che ha ispirato il mio pensiero, così come Bakunin. Poi ho fatto attività politica in Democrazia proletaria negli anni Settanta. Perciò ho un certo concetto di cosa significhi essere autorità, un certo concetto della proprietà privata, degli spazi in cui muoversi. Quelli come me si entusiasmano quando si rendono conto che dalle loro azioni dipende l’emancipazione sociale delle persone più deboli. Questa è una spinta fondamentale verso l’utopia sociale“.
“Fare il sindaco a Riace”, conversazione con Domenico Lucano di Maurizio Braucci e Ciro Minichini (Gli Asini – Edizioni Dell’asino, n. 56 ottobre 2018)
I processi non si fanno né sui giornali né (peggio) sui social. I primi, soprattutto qua in Italia, spesso sono faziosi e subalterni, quando non direttamente legati a questo o quel partito. Per quanto concerne i social, la parola definitiva è stata detta dal grande Umberto Eco, quando parlava di “legioni di imbecilli” pronti a salire su questa cattedra virtuale e atteggiarsi a giuristi, economisti, ingegneri, costruttori di ponti, ecc. Non ha fatto eccezione a questo diluvio di parole, la notizia battuta oggi dai giornali dell’arresto di Domenico Lucano, sindaco di Riace, celebre grazie a lui non solo per i celebri “Bronzi” ma anche per la sua capacità di trasformare la cittadina in un modello di accoglienza. Non volendo noi fare la fine di quelli criticati poco sopra, proviamo però a fare una riflessione, limitandoci a quello che è emerso inconfutabilmente dalle carte processuali (sino a questo momento) e cercando di non ridurre un evento a suo modo sconvolgente ad una riflessione politica minimalista nel momento in cui essa ci insegna, o meglio, ci conferma, la natura del governo, di qualsiasi governo, rispetto alla morale, all’etica, ad un malinteso senso della parola “giustizia”. Che cosa ci dice dunque la vicenda di Riace?
1) Il Gip (Giudice indagini preliminari) ha scritto nero su bianco che non c’è stata malversazione da parte dell’amministrazione: per dirla breve, nessuno si è messo in tasca un euro, compiendo operazioni tali da lucrare sul fenomeno dell’immigrazione. Quindi, quando alcuni membri del Governo (tra cui l’inesperto e inadatto Carlo Sibilia che parla a vanvera) citano le intercettazioni di Buzzi e Carminati per questo caso dicono delle idiozie e dimostrano di non avere capito niente. Oppure di essere semplicemente in malafede.
2) Pare che Domenico Lucano, messo alle strette dalle leggi in vigore, organizzasse matrimoni falsi tra italiani e stranieri per “regolarizzare” (termine orrendo) queste persone. Se questo fosse vero, purtroppo il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” rischia di starci tutto. Ebbene, questo fa di Lucano una persona disonesta? Ciascuno può avere le sue idee in merito ma per me NO. O meglio, importa poco o nulla se sei onesto dal punto di vista strettamente “legalitario” se il tuo scopo era quello di aiutare delle persone povere e in difficoltà. Quindi, se il suo scopo era semplicemente quello, Domenico Lucano non è onesto, ma di più: è EROICO.
3) Purtroppo (e mi duole ammetterlo) quelli che accusano Matteo Salvini e parlano più o meno di Terzo Reich (tra cui il sempre meno lucido Roberto Saviano) per questa decisione secondo me prendono un grosso abbaglio. A parte che gli arresti li dispongono i magistrati e non il Ministro dell’Interno (a meno che non sia scomparso il principio di separazione dei poteri), Lucano è accusato di reati che esistevano già, ben prima che si insediasse questo nuovo Governo, il quale non ha fatto ancora nessuna legge contro l’immigrazione (quando la farà, sarà meglio tenersi lontano dalle spiagge per evitare di abbronzarsi troppo perché temo che si sparerà nel mucchio). Quindi, Lucano è sotto processo per reati che QUALUNQUE Stato e QUALUNQUE Governo punirebbe, in buona parte degli Stati europei (anzi, probabilmente in tutti loro). I Governi infatti sono legalitari, applicano brutalmente la legge e non discernono un caso dall’altro. Sono fatti così: è nella loro natura, che è quasi sempre repressiva e solo raramente umanitaria. In questo, mentre Salvini, esultando, fa “il suo lavoro”, quelli del M5S che continuano a inseguirlo a destra, si dimostrano anche peggiori di lui. Quando si usa la parola “cambiamento” (chissà perché mai la parola “miglioramento”) bisognerebbe anche intenderla come modifica di un paradigma etico e morale, messa in discussione delle convenzioni e degli usi politici e sociali.
4) La notizia peggiore di tutte è che eventi di questo genere di solito sortiscono due effetti: o (caso raro) fanno nascere un moto di ribellione nella popolazione al punto che modelli come quelli di Riace si moltiplicano, oppure (ipotesi più probabile) anche i Sindaci più “disubbidienti” e coraggiosi ci penseranno due volte prima di provare a imitare determinati modelli, che sono virtuosi e quindi invisi al Potere.
Che cosa insegna, dunque, il caso Riace? Non so a voi ma a me fa pensare ad una cosa sola: possiamo fidarci veramente soltanto di noi stessi, e di noi stessi solo quando siamo sospinti dalla vicinanza e dalla preoccupazione verso chi è più debole. In poche parole, quando ciascuno fa la sua parte: un essere umano deve comportarsi sempre da essere umano, seguire sempre la propria natura. I governi infatti continueranno sempre a seguire la loro.