Soldado di Stefano Sollima la macchina della serialità

Risultati immagini per soldado trailerNella guerra alla droga non ci sono regole. La lotta della CIA al narcotraffico fra Messico e Stati Uniti si è inasprita da quando i cartelli della droga hanno iniziato a infiltrare terroristi oltre il confine americano. Per combattere i narcos l’agente federale Matt Graver dovrà assoldare il misterioso e impenetrabile Alejandro, la cui famiglia è stata sterminata da un boss del cartello. Alejandro scatenerà una vera e propria, incontrollabile guerra tra bande in una missione che lo coinvolgerà in modo molto personale [sinossi].

Risultati immagini per soldado trailerACAB Suburra (sia il film che la serie). E poi le altre serie di Romanzo criminale GomorraStefano Sollima, figlio di Sergio, autore di quel Sandokan che ha accompagnato l’infanzia della generazione italiana “seventies”, è ormai divenuto il protagonista indiscusso di un nuovo approccio noir e di genere con il quale il cinema italiano sta tentando di rinverdire i fasti del “poliziottesco” all’italiana, oggetto al giorni d’oggi di tardiva rivalutazione dopo essere stato liquidato come robaccia destrorsa e reazionaria dalla critica più militante ai tempi delle uscite in sala. Con Soldado il regista romano fa il grande salto approdando a Hollywood che gli affida il seguito di un film di successo (Sicario di Denis Villeneuve, in concorso a Cannes nel 2015), un cast importante che include una star (Benicio Del Toro) e un ottimo attore (Josh Brolin), e un budget sontuoso che permette al regista di osare e di dimostrare ancora una volta il suo indubbio talento nella messinscena. Stranamente, in una recente intervista, Sollima ha sferrato un duro attacco al cosiddetto “cinema d’autore” che, a suo dire, “ha distrutto il cinema perché ha allontanato il pubblico: è stata una forma sofisticata di suicidio”. Non è questa la sede per discutere questa solenne castroneria: tuttavia, basta sfogliare l’elenco dei film in sala mentre scriviamo per rendersi conto della quantità esigua dei film cosiddetti “d’autore” presenti rispetto agli altri, e poi fare un calcolo del numero, anch’esso esiguo, di spettatori in sala. In realtà, in questo modo Sollima forse non si rende conto di parlare contro se stesso perché esistono e sono esistite decine di registi specializzati in particolari generi ma ai quali l’etichetta di “autore” starebbe tutt’altro che stretta (il grande Mario Bava è il primo illustre esempio che si potrebbe citare).

Risultati immagini per soldado trailerTornando a Soldado, come per il film precedente, la sceneggiatura viene affidata a Taylor Sheridan (regista, tra l’altro, dell’ottimo I segreti di Wind River, uscito quest’anno nelle nostre sale), e fin dalle prime battute si capisce che ci si trova davanti a un prodotto dalle grandi ambizioni, dove molto forte è l’idea di serialità in un tempo in cui la TV continua a sfornare opere che vantano una messinscena invidiabile che non ha nulla da invidiare all’apparentemente più blasonato mezzo cinematografico. Fin dall’incipit, che si svolge in varie location (dal Texas a Kansas City, passando per il Messico, la Colombia e addirittura il Gibuti), Soldado prova a costruire la sua fabula in maniera poco convenzionale, stabilendo intricati legami fra mondi geograficamente lontanissimi. C’è da dire però che, nonostante non manchino alcune buone scene d’azione e il film possa vantare almeno una sequenza memorabile ambientata in un supermercato, l’impressione è quella di trovarsi davanti ad un risultato squilibrato e narrativamente troppo macchinoso. Lo squilibrio nasce proprio dall’eccessiva lunghezza dell’incipit, che introduce anche sub-plot poi abbandonati (che fine fa, ad esempio, il pirata del Gibuti che sembra avere una così grande importanza nelle sequenze iniziali?) e in fin dei conti superflui, rispetto al momento in cui si crea un contatto importante tra due dei personaggi principali (l’Alejandro di Benicio Del Toro e la giovane Isabela), che sembra arrivare troppo tardi ed è risolto in maniera ellittica, senza un reale approfondimento, laddove invece una maggiore dilatazione dei tempi avrebbe forse giovato.

Insomma, quando si esce fuori dal territorio action e si va alla creazione di rapporti tra i personaggi il film ha il fiato troppo corto e non riesce ad andare oltre la superficie, finendo per essere poco coinvolgente, quasi che questi momenti fossero un semplice riempimento in attesa del prossimo scontro a fuoco. Qua e là il tormento di Alejandro e quello di Matt Graver sembrano fare capolino ma è come se il film rimandasse lo sviluppo di taluni conflitti alla puntata successiva. E il finale, che preannuncia un nuovo capitolo, pare suffragare in pieno questa ipotesi. To be continued…

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