‘A very English scandal’: da scandalo del secolo a miniserie

di Marco Antonio D’Aiutolo

Tratto dall’omonimo romanzo di John Preston, pubblicato nel 2016, trasmesso su Fox Crime nel novembre del 2018, A very English scandal è una miniserie targata Bbc e Amazon, sceneggiatura di Russell T. Davies. È una storia vera: il caso di Jeremy Thorpe, leader del partito liberale britannico, processato negli anni Settanta per aver cercato di far uccidere il suo amante, Norman Josiffe, conosciuto con il nome Norman Scott. I tre episodi vedono un grandioso Hugh Grant nei panni del parlamentare, affiancato da un altrettanto valido Ben Whishaw che interpreta Norman. Quest’ultimo è un ragazzo di campagna che, dopo essere stato sedotto e abbandonato da Thorpe, inizia a ricattarlo, chiedendogli trenta sterline per il suo silenzio. “Non sa neanche ricattarmi come si deve”, commenta il politico. Invece, sarà proprio Norman a rivelare al mondo la loro scabrosa relazione. “È qui – si legge in una recensione su Vanity Fairche si innescano le dinamiche grottesche alla Coen”. Infatti, le situazioni di cronaca, descritte nel romanzo e riportate fedelmente sullo schermo da Stephen Frears, hanno dell’inverosimile, al punto da suscitare il sospetto che siano state frutto di una macchinazione compiuta ai danni di Thorpe. Ma andiamo per ordine.

Innanzitutto, è interessante notare che l’attempato, ma sempre affascinante Hugh Grant si sia già cimentato, in passato, a interpretare un personaggio, in un certo senso, simile a Thorpe. Si tratta di Clive in Maurice, film del 1987 diretto da James Ivory, anch’esso tratto da un romanzo omonimo: di Edward Morgan Forster, scritto nel 1914, pubblicato postumo nel 1971. Clive è il compagno di studi di Maurice (nel film, James Wilby). Tra loro nasce una relazione che, però, a differenza di Jeremy Thorpe e Norman Scott, è solo platonica. Crescendo, anche Maurice viene “abbandonato”, pur restando innamorato di Clive che considera acqua passata il loro afflato giovanile.

Le affinità non finiscono qua: sia Clive che Thorpe sono dediti alla politica, si sposano e si sforzano di attivare un vero e proprio processo di normalizzazione. Inoltre, sebbene Maurice sia una storia presumibilmente inventata, mentre quella di Preston, un fatto realmente accaduto e salito agli onori della cronaca scandalistica; sebbene la prima sia di inizio Novecento e l’altra degli anni Sessanta e Settanta, entrambe mostrano un’Inghilterra bacchettona, moralistica di facciata, chiusa ai diritti gay e con un retaggio vittoriano duro a morire. Quando, infatti, Thorpe e Scott si conobbero nel 1961, era in vigore la legge che rendeva illegale e soggetto a pena ogni forma di relazione omosessuale. E, malgrado l’abrogazione di lì a poco (1967), Thorpe confessa all’amico che, semmai il suo “vizietto” si fosse venuto a sapere pubblicamente, egli avrebbe preferito togliersi la vita. A ogni modo, i fatti si svolsero diversamente. Thorpe non si tolse la vita, ma venne appunto processato con l’accusa di cospirazione e istigazione all’omicidio ai danni di Scott.

Passiamo, quindi, al The Thorpe Affair. Siamo nel 1975. Un certo Andrew “Gino” Newton, ex pilota di aerei di Blackpool, viene arrestato dopo aver cercato di uccidere (si presume!) Norman Scott, finendo invece per sparare al suo cane, Rinka. Newton fu condannato a due anni di reclusione, ma indicò Thorpe come suo mandante, che, quindi venne arrestato con altre tre persone considerate coinvolte. Nel ’76, è perciò costretto a dimettersi dal suo ruolo di leader del partito. La sua carriera politica subì una brusca frenata senza più ripresa, malgrado il processo si concluse nel 1979 con l’assoluzione di lui e dei tre imputati da tutte le accuse. Non si trovarono prove evidenti sufficienti per una condanna e si parlò addirittura di corruzione dei funzionari di polizia. Che cos’era accaduto? Dopo essersi conosciuti e prima di rivedersi, Scott fu ricoverato per disturbi mentali in un istituto psichiatrico. Dimesso, si recò alla Camera dei Comuni per chiedere aiuto a Thorpe. Era senza casa, senza lavoro e senza tessera per la previdenza sociale, necessaria per un’occupazione e i sussidi statali. Il capo dei liberali si ripromise di assisterlo. Ed è  in questo contesto che, secondo l’accusa, tra i due nasce una relazione quinquennale e il suo tragico epilogo. In seguito Scott denunciò alla polizia di aver subito abusi da parte di Thorpe che negò ogni contatto fisico e ne prese le distanze.

Come si diceva, il susseguirsi degli eventi passa con disinvoltura dal grottesco al drammatico, dal comico al dark. Per esempio, quando Scott dimentica, su un treno diretto in Svizzera, la valigia contenente le lettere che avrebbero potuto incastrare Thorpe. Sono veramente esistite? Guarda caso, però, proprio a indagini avviate, fu ritrovata una valigetta, con una lettera che Scott aveva scritto alla madre di Thorpe, tempo prima. Fu ritrovata durante i lavori nell’ex ufficio del collega e amico di Thorpe, Peter Bessell e che questi aveva nascosto prima di trasferirsi in California. Nella lettera, un resoconto dettagliato della liaison. Insieme a essa, un altro resoconto dei versamenti in favore di Scott, effettuati da Bessel. Bessell decise di collaborare con la giustizia e testimoniare contro il suo migliore amico. Per cui emerse che Thorpe aveva di fatto architettato l’eliminazione di Scott in una modalità decisamente maldestra, dato i risultati: Newton che invece di sparare a Scott, uccide il cane. Le accuse furono confermate certo, ma al processo non venne comprovato alcun legame fra Newton e Thorpe, “né venne chiarito se le indicazioni fossero di spaventare Scott – per impedirgli di parlare alla stampa della relazione con Thorpe – o di ucciderlo.” (Mondo FOX).

A tal riguardo, di recente, i giornalisti si sono cimentati in nuove indagini e pare che l’ex pilota, che si credeva morto, sia stato rintracciato. Aveva cambiato nome. Per cui, in un articolo sul The Guardian, si legge che il regista, Stephen Frears, stia chiedendo apertamente di riaprire il caso Thorpe (cfr. Stephen Frears queries reopening of Jeremy Thorpe investigation, in theguardian.com). Ora, non si vuole negare che una relazione tra il giovane stalliere e il politico ci sia stata e che sia finita male. Ma c’è da chiedersi se Thorpe era effettivamente colpevole di ciò di cui era accusato e – come pure si è detto – i fatti si siano svolti in una maniera tale che la realtà abbia superato la fantasia, o non sia stato vittima di un complotto non solo ai suoi danni, ma di tutto il partito liberale.

Jeremy Thorpe era una figura influente. Sotto la sua guida, i liberali inglesi avevano ottenuto una popolarità mai conosciuta prima. Egli divenne celebre per le sue battaglie per i diritti umani, l’abolizione dell’Apartheid in Sudafrica, la depenalizzazione dell’omosessualità. Credeva nell’unità dell’Europa, nell’ONU, nei diritti dei rifugiati e degli immigrati e in una politica anticolonialista. Promosse l’ingresso della Gran Bretagna nel Mercato Comune Europeo. È un caso che accuse e processo, pur con assoluzione, abbiano posto fine alla sua vita politica, trascinando con sé il partito liberale che perse alle elezioni del ’79? È un caso che, alle stesse elezioni, vinsero i conservatori con un’altra leader indiscussa, Margaret Thatcher? Non sarebbe la prima volta che l’omosessualità venga usata per rendere innocuo o mettere fuori gioco un avversario politico. Ma questa è un’altra storia.

É chiaro che, innocente o reo, Jeremy Thorpe è testimone di un’Inghilterra reazionaria e omofoba. Russell T. Davies, ripensando a Thorpe e alla sua vita, ha mostrato una grande empatia per la vicenda che lo coinvolse. Il noto sceneggiatore ricorda come l’essere gay fosse qualcosa in grado di distruggerti e come non sia passato nemmeno troppo tempo da allora. Per cui mi piacerebbe concludere con le parole dello stesso: “I hope you watch this with an understanding of why men were in the closet, how hard it was to be in the closet, to stay in the closet, what that meant for your family, to your wife, to your children. [Spero che guarderete (la serie) con una comprensione del perché gli uomini erano nascosti, quanto fosse duro essere e restare nascosti, cosa ciò potesse significare per la tua famiglia, per tua moglie, per i tuoi figli.] (How to Make Very British TV Like ‘A Very English Scandal’ a Global Sensation, According to Russell T. Davies in indiewire.com).

 

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