Il Mangianastri – Enzo Carella\Malamore
di Alfonso Tramontano Guerritore
I calabroni hanno la passione per le ore del tramonto. In mezzo a loro, il terrore si calma. Ti girano intorno per capirci qualcosa. Forse cercano cibo, seguono gli odori. Temono la massa più calda e incolore delle fisime, la avvertono in modi misteriosi, come un richiamo. Puntano la finzione che si libera dal corpo, raggelato dal terrore di un assalto. «Li odio, non li sopporto».
Il rumore delle ali sfiora i tessuti, i peli risalgono e la gola secca, di colpo. Gli insetti scompaiono, poi a frotte percorrono il bianco della tenda fino in cima. Da lì si lanciano con una linea curva a grande velocità, in apparenza prigioniere del caso, e invece concentrate in un disegno che ha un obiettivo preciso. E’ uno sciame di brusii, accelerate e percorsi imprevedibili, colpi alla luce e ai colori più accesi, con le soste sui fiori e la flotta, di nuovo, in parata. Quasi ti perdi il cuore dallo spavento. «Hanno un pensiero. Mi vogliono morto. Ho paura».
Poi, col buio che conquista la sera, nell’arco di cinque minuti, spariscono. Nel nulla di un nido celato ai confini del tempo. Rientrano a bordo della nave spaziale, un enorme scarabeo luccicante, nera nell’alto del cielo. Solo uno si attarda, si ostina a girare tra noi. Rigira e risale di nuovo, come impazzito, verso la lampada est, fa un ultimo colpo sul vetro e ricade, ad angolo retto, sfuggendo alla vista. In un attimo fa l’agonia, e muore, a pancia levata, mentre agita ali e zampe, alla fine del sole.