Franco Del Prete, un gigante in accordi di se stesso

Una volta, quando lo intervistai, Franco Del Prete mi disse che una delle cose alle quali teneva di più era la regola che deve accompagnare un uomo intento a realizzare le sue idee. “Pensarle ed eseguirle nella maniera migliore possibile. Sentendole proprie. Al di là delle verifiche del successo.”

Una concezione delle cose che ha sempre pervaso gli artisti che con lui hanno dato vita a fenomeni musicali destinati a rimanere inimitabili. Del resto, se si chiede la stessa cosa a James Senese, la risposta non è poi così diversa. Probabilmente, anche Mario Musella la pensava così. Tutti uomini di successo, ma senza la smania di successo. La gentilezza e l’essenzialità di quelli come Franco Del Prete sono il metodo dell’attesa verso il lavoro a un’altra opera, a un altro disco, un’altra canzone, un’altra idea. Una vita per la musica senza la preoccupazione di regolarla secondo gli altri, ma sempre secondo se stessi.

Franco Del Prete temeva questa pioggia di meteore elaborate dai grandi discografici e consumate il tempo di una stagione. Del resto, per i musicisti come Del Prete, che mettono al pari della loro musica pure la parola e il vivere, solo la vita e sentimenti hanno facoltà di consumarsi. Come nelle loro canzoni. Del Prete non ha mai fatto mistero della sua amarezza per il forte radicamento della criminalità organizzata in Campania e al sud. Lui che era nato nella provincia metropolitanizzata in quell’hinterland ai piedi del Vesuvio e attorno alla madre Napoli che tutti quelli come lui amavano sentire come la città di origine, per uno stato mentale che era condizione di partenza. Talvolta, essere della provincia avvicina ancora di più.

In questo che è un omaggio e basta, perché oltre non sarebbe giusto spingersi, conviene fermarsi sull’aura di umanità che certi artisti si portano dietro tanto quanto il loro grande talento. E poi, le parole non potrebbero sostituire la sua batteria e la sua musica. Ivi compreso quello che la sua carriera è riuscita a realizzare. Chissà se un giorno lontano da tutti noi Franco Del Prete sarà ancora ricordato come si converrà.

Sorvolano in silenzio le sue canzoni, le sue scritture, le sue esecuzioni sopra il rumore dello sgomitamento televisivo, l’ammuffimento di certi spazi radiofonici e le politiche discografiche. Franco Del Prete, senza con questo calibrare l’ossequio nella critica musicale, ha rappresentato la compagnia energica e discreta per intere generazioni intrise di quella militanza scaturita dagli anni della contestazione e dell’incanto prima e di un’amara presa di coscienza e del disincanto poi. In mezzo a un mare di vite sfiduciate, un entusiasmo ostinatamente predicato e perseguito. “Pensarle ed eseguirle nella maniera migliore possibile. Sentendole proprie. Al di là delle verifiche del successo.”

Piacere ai genitori e ai figli è il segno tangibile di una maniera di suonare che non mette d’accordo e basta, ma, soprattutto, guarda alle sensibilità degli altri, ancora una volta, secondo la propria. Senza contentare e senza violazione. Che non passino mai invano gli artisti e gli autori che rispondono prima di tutto a se stessi. Con quella carismatica spensieratezza che aveva Franco Del Prete. Che mai sia privato del diritto al ricordo. E mai nell’infrazione della sua norma umana a regolare quella artistica.

Immagine dal sito francodelprete.it

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