‘Mundus imaginalis’, la reazione alla quarantena di un collettivo di artisti
Restituire il momento della tensione è l’idea che ha spinto un collettivo di artisti a pensare Mundus imaginalis, l’iniziativa che, attraverso una costante pubblicazione sui social network di opere concepite per l’iniziativa, porta sul web una serie di contributi di diversi artisti. Una personale polifonica on line, a mo’ di reazione alla quarantena che ha congelato lo spazio materiale delle esposizioni e della possibilità di visitarle.
Franco Cipriano, Antonio Davide, Pier Paolo Patti e Ciro Vitale sono i firmatari di un manifesto artistico d’occasione, con l’intento di rappresentarlo senza attingere a fonti archivistiche, ma a nuove ed esclusive elaborazioni. “Una esposizione digitale con ‘opere non-opere’, prodotte direttamente con i software, che non siano riproduzioni di opere materiali già esistenti. Non ‘opere’ da riprodurre all’esterno del web, su supporti materici ( carte fotografiche, video presentazioni, istallazioni ambientali…), ma immagini che generate in esso restino nel circuito elettronico, diffuse e fruibili attraverso solo condivisioni e copie-post.”
Un gerundio dell’esposizione mediale, nella fattispecie supportato dalle piattaforme dei social network, in grado di trasferire la percezione di un osservatorio evocativo e non rievocativo. L’operazione di Mundus imaginalis avviene in adattamento, se si considerano gli strumenti coi quali esso viene realizzato. Tuttavia, i significati dei quali il progetto del collettivo si fa portatore oltrepassano le potenziali limitazioni, aggirando l’imposizione mediale e teorizzando, sia pur senza tangibilità diretta, la totalità dell’opera artistica. La concretizzazione, se si vuole intenderla da un’angolazione filosofica, è verificata. L’effetto dell’opera-oggetto avviene attraverso la sua visibilità. Il tratto provvisorio, se c’è, aggiunge l’antidoto al rischio di una malinconia dell’esposizione tradizionale. Ecco che il limite, probabilmente, non viene temuto, ma orientato.
Lo spazio in cui sono pubblicate le opere di diversi artisti è visitabile presso la pagina facebook Mundus imaginalis.
Ecco il testo-manifesto a firma di Franco Cipriano, Antonio Davide, Pier Paolo Patti e Ciro Vitale
DIS/SENSO #2
MUNDUS IMAGINALIS
La storia estrema dell’arte nel tempo apocalittico del senso
Una esposizione digitale con ‘opere non-opere’, prodotte direttamente con i software, che non siano riproduzioni di opere materiali già esistenti. Non ‘opere’ da riprodurre all’esterno del web, su supporti materici ( carte fotografiche, video presentazioni, istallazioni ambientali…), ma immagini che generate in esso restino nel circuito elettronico, diffuse e fruibili attraverso solo condivisioni e copie-post. Anche la possibilità di riproduzioni a stampa, da parte degli autori o dei ‘visitatori’, è destituita da ogni ‘valore’ di ‘autenticità’ autoriale, avendo la loro ‘singolarità’ di opere ascritta solo alla visione sui dispositivi elettronici.
Non saranno quindi riproduzioni documentali, ma ‘opere’ immateriali che ‘vivono’ in quanto prodotte nell’esposizione sui monitor, in hardware e software come spazio, insieme, del fare e dell’esporre; non mimando o ricostruendo lo spazio materiale espositivo (di gallerie, musei ecc.), ma ‘manifestando’ l’autore il suo ‘gesto’ nello spazio ‘probabile’ della gestione operativa e della visione ‘incorporea’ del web. O considerando la rete come corpo esteso, fatta di ‘oggetti’ inediti, stratificato in tipologie operazionali, nuove membra di un gesto topologico che attraversa lo spazio non-spazio della rete e dei suoi ‘programmi’ nei tempi espansivi e diramati dell’ ‘inventio’ della ‘imago’ , nei quali si iscrive il corpo reale soggettivo e collettivo nel tempo apocalittico del senso. Dove il senso delle cose ‘esplode’, si ‘frammenta in rivoli immaginali che si compongono e disperdono nei percorsi labirintici delle visioni immateriali.
2886 – 4328_dis/senso #2MUNDUS IMAGINALIS
Pubblicato da Pier Paolo su Giovedì 2 aprile 2020
I linguaggi ‘visivi’ si ‘materializzano’ immaterialmente, esponendosi in una ‘riflessione’ del visibile, sospesa sulla soglia del soggetto che mostrandosi ‘si ritrae’, affidando il suo ‘gesto’ ai percorsi imprevedibili della rete.
Le ‘icone’ sono esposte nelle pagine Facebook degli artisti (promotori e invitati) con una ‘multivisione’ ( pubblicate in una solo post) e anche singolarmente, per cui ogni artista pubblica l’opera degli altri, in un incrocio di ospitalità (“l’ospitalità è un crocevia di percorsi”, scrisse il poeta Edmond Jabès).
Le esposizioni singole hanno durata temporanea di tre giorni, aggiornabili con immagini di autori-artisti ‘in progress’. Restano come archivio nella pagina ‘evento’. La pagina è aperta su invito a immagini, e testi di contributi sul tema del rapporto tra arte e linguaggi virtuali da artisti, critici, storici dell’arte, filosofi, poeti. musicisti scritte, riflessioni dunque su linguaggi e nuove tecnologie nel tempo ‘apocalittico’ (di rivelazione) dei mutamenti globali della comunicazione, dell’informazione e della ‘creatività’.