‘Rosa pietra stella’ di Marcello Sannino ovvero il mare non bagna Napoli

Rosa Pietra Stella», il film di Marcello Sannino al Massimo - Corriere.itCarmela è una giovane donna, bella e indomita come un’amazzone, tira avanti giorno per giorno con lavori precari e vane ambizioni, finché non le capita, per conto di un avvocato, di fare affari con gli immigrati clandestini che popolano i vicoli del centro antico di Napoli. E’ stata una madre poco presente di una bambina di undici anni, Maria, ma ora vuole rimediare, assumersi le proprie responsabilità e vivere la sua maternità. Conosce Tarek, un quarantenne algerino, e lo travolge nella sua lotta per trovare un equilibrio, una vita [sinossi].

Dopo Giffoni, "Rosa pietra stella" arriva nei cinema italiani - Il CrivelloRosa pietra stella è l’esordio nel cinema di finzione di Marcello Sannino, apprezzato documentarista, cinefilo colto e sensibile, che fino a oggi aveva alternato la rappresentazione di luoghi e contesti specifici, come nel recente Porta Capuana, a quella che metteva al centro direttamente la vita delle persone, dal giovane pugile del potente Corde all’avvocato Gerardo Marotta, grande intellettuale napoletano recentemente scomparso. Nel suo La seconda natura, Sannino dava la parola all’ex presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, pregiata istituzione campana, punto di riferimento di tanti giovani studenti e studentesse che si sono abbeverati a quella preziosissima fonte.

Rosa Pietra Stella: un'immagine del film: 518141 - Movieplayer.it

Il titolo del film prende spunto da un verso di Carmela, canzone scritta da Salvatore Palomba e resa celebre dall’indimenticabile voce di Sergio Bruni. Si tratta di un testo struggente, intriso di malinconia, in cui un uomo innamorato si rivolge a una donna, Carmela appunto, e la supplica di non respingere il suo amore e di concederglisi, sùbito, senza prolungare inutilmente l’attesa. Spiegando ulteriormente il significato di quel verso, Palomba ha detto di aver pensato a una donna che fosse profumata e dolce come una rosa, dura come la pietra e luminosa come una stella.

La Carmela messa in scena da Sannino, interpretata con grande intensità da una bravissima Ivana Lotito (già vista nel personaggio di Azzurra della serie Gomorra) è un personaggio ruvido, spigoloso, quasi respingente, che dovrà fare molta fatica per conquistarsi la simpatia dello spettatore che la vede passare da un lavoro all’altro, senza tirarsi indietro di fronte agli intrallazzi e sconfinando a più riprese nell’illegalità, trascurare sua figlia Maria (la Ludovica Nasti-Lila de L’amica geniale di Saverio Costanzo), litigare spesso ferocemente con le altre donne della famiglia, la madre e la sorella.

Rosa pietra stella - Film - Cinematographe.itApparentemente, il regista sembra imbarcarsi nell’ennesima storia di periferia, con tanto di pedinamento zavattiniano, dove vediamo personaggi invischiati in un degrado che è morale prima ancora che sociale, utilizzando l’ormai abusata locatiion della città di Napoli, con il capoluogo partenopeo a fare da sfondo al consueto contesto costellato di esistenze miserabili, di esseri umani fuori della Storia. Ci si accorge ben presto, invece, che fortunatamente Sannino si sposta verso sentieri decisamente meno battuti, riuscendo a trovare traiettorie meno scontate. Infatti, Rosa pietra stella trova il suo senso, da un lato, nella descrizione del percorso della protagonista, la cui fragilità affiora man mano che la visione del film va avanti fino a quando la donna prende coscienza della sua solitudine e comprende l’importanza e l’indispensabilità di essere figura materna. Dall’altro lato, il film costruisce un’intrigante riflessione sulla “estraneità”, attraverso la radiografia di mondi abitati da invisibili, spesso trattati con ostilità e disprezzo, che si incontrano solo per mettere in atto una sottile quanto feroce lotta per la sopravvivenza, incapaci di andare oltre una reciproca sopraffazione.

Rosa pietra stella": uno spaccato di Napoli al Film Festival di RotterdamSe i ragazzi africani, le “vittime” di Carmela, fanno (letteralmente) carte false per procurarsi un permesso di soggiorno e conquistarsi così uno status sociale che consenta loro di emergere dalla clandestinità, se l’algerino Tarek (un ottimo Fabrizio Rongione che infonde al suo personaggio un tono dimesso, intriso di uno spleen che raggiunge in qualche momento punte quasi strazianti), pur vivendo da vent’anni in Italia è ancora considerato come “l’immigrato”, alla stessa Carmela non tocca un destino migliore: straniera in patria essa stessa, vista come nemica persino nelle mura domestiche, al cospetto dei suoi parenti più stretti.

Sannino lavora molto bene con gli attori, sceglie di mantenere un tono sommesso nel descrivere questo mondo fatto di “quieta disperazione”, come direbbe Thoreau, trae buon gioco da un utilizzo parsimonioso e mai invasivo delle musiche, con un lavoro di sottrazione che qua e là tradisce un pudore persino eccessivo. Infatti, forse in virtù di un passato da documentarista, fedele a una messinscena che riduca al minimo gli orpelli, in qualche segmento si avverte quasi un timore da parte del regista di far intonare al suo film una nota troppo alta, una paura di scivolare nell’enfasi. Se il rifiuto deliberato del ricorso a toni troppo veementi è una scelta eticamente ineccepibile, c’è anche da dire che forse qualche sequenza avrebbe tratto giovamento da una maggiore dilatazione, soprattutto nei momenti che precedono l’ottimo finale.

Questo non impedisce a Rosa pietra stella di rivelarsi come una delle migliori sorprese del cinema italiano recente, un’opera limpida e intensa, buona come il pane di casa. Il film è nelle sale in questi giorni: il consiglio è di dargli una possibilità. Potrebbe conquistarvi.

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