Venezia 77, giorno 4. La ‘Miss Marx’ femminista e punk di Susanna Nicchiarelli
Oggi, qui alla Mostra del cinema di Venezia è il giorno di Miss Marx, quarto lungometraggio di Susanna Nicchiarelli, accolto molto favorevolmente al termine di entrambe le proiezioni riservate alla stampa, e in uscita nelle sale italiane, dove arriverà il 17 settembre. La protagonista del titolo è Eleanor Marx, ultimogenita del celebre filosofo tedesco autore de Il Capitale, donna brillante, colta e determinata che, nel corso della sua vita, molto si spese per la causa socialista, lottando contro le ingiustizie sociali e il lavoro minorile, e a favore del miglioramento delle condizioni dei lavoratori nelle fabbriche. Si interessò di politica fin da bambina, tradusse opere teatrali e letterarie, tra cui Madame Bovary e fu persino attrice in Casa di bambola, la celebre pièce scritta da Ibsen. Decisivo, in senso negativo, sarà per lei l’incontro con Edward Aveling, uomo bugiardo e incostante, per il quale proverà una grande passione amorosa.
Il film, molto riuscito, intenso e coinvolgente, abbraccia gli ultimi quindici anni di vita della donna, dal 14 marzo 1883, giorno del funerale di suo padre, al 1898, anno della tragica morte. Susanna Nicchiarelli, anche sceneggiatrice, ha costruito un’opera dal respiro molto ampio, non solo dal punto di vista storico ma anche sociologico e letterario. Miss Marx è la storia di una donna che cerca di trovare il proprio spazio e di costruire la propria identità negli anni che, in Inghilterra, vedono affacciarsi le prime lotte femministe per l’emancipazione, quelli che precedettero l’arrivo delle suffragette. Nel ritratto delineato dalla regista, oltre a dover gestire la pesante eredità del padre, Eleanor sembra costantemente obbligata dagli eventi a mettere da parte se stessa e la sua personaltà per occuparsi di maschi che, per età o carattere, sono infantili e/o immaturi, bisognosi delle sue cure e del suo supporto. Tra essi, il nipote, figlio della sorella Jenny morta prematuramente, e il fedifrago Edward, che conduce una vita al di sopra delle sue possibilità, costantemente assillata dai debiti. La dissipatezza di Edward renderà Eleanor, per tutta la vita, dipendente dalla generosità del ricco Friedrich Engels, l’amico e sodale di una vita, esattamente come lo fu suo padre prima di lei (in questo senso, potrebbe essere fruttuoso accoppiare la visione del film con il quasi coevo Il giovane Karl Marx di Raoul Peck).
Eleanor Marx viene descritta come una donna molto avanti rispetto al suo tempo, un’eroina che si muove su due livelli, entrambi di natura politica: da un lato, ella porta avanti le idee di suo padre lottando per la realizzazione del socialismo; dall’altra, come la Nora ibseniana, si spinge avanti rispetto al suo tempo rivendicando il diritto femminile all’autodeterminazione, un afflato che rischia di finire soffocato dal tragico influsso di Madame Bovary che cova dentro il suo cuore. Susanna Nicchiarelli riesce a cogliere l’essenza e i molteplici aspetti di un personaggio complesso, sfaccettato e affascinante, ne intuisce tutta la modernità e attualità, così da trasformarlo in un esempio capace di dialogare con la contemporaneità. In questo senso, grande importanza assumono le musiche scelte dalla regista, un soundtrack che, pescando nel punk-rock contemporaneo statunitense, infonde al film un tono e un’atmosfera ben precisa, che ricorda lo stesso trattamento utilizzato da Sofia Coppola nel suo Marie Antoinette. La musica dei Downtown Boys, gruppo che si definisce “comunista” (e infatti un loro album si intitola proprio Full Communism), in alcuni momenti sembra spingere la vicenda verso una dimensione astratta, e a tratti persino ironica, e il ritmo martellante di questa musica si fonde, con proficuo sincretismo, con i pezzi classici di Chopin e Liszt che contrappuntano alcune sequenze. Si ascolta, inoltre, una versione ri-arrangiata, sempre da parte dei Downtown Boys, della versione francese dell’Internazionale.
Il film presenta tuttavia qualche limite drammaturgico, soprattutto nella descrizione del rapporto tra Eleanor (un’eccellente Romola Garai, che può senz’altro ambire alla Coppa Volpi) ed Edward: infatti, il grande legame che lega i due amanti non sempre va oltre la mera verbalizzazione di un sentimento che non viene compiutamente espresso durante gli interscambi, un po’ ripetitivi, tra i due attori, così come il personaggio dell’uomo appare un po’ irrigidito nelle medesime pose (lo vediamo un po’ troppo spesso stravaccato in poltrona o ripreso mentre dorme sotto l’occhio vigile di Eleanor), con una caratterizzazione che non va oltre quanto ci dicono di lui gli altri personaggi. Tuttavia, al netto di qualche sbavatura, Miss Marx è un’opera generosa sia dal punto di vista della lussuosa ed elegante confezione che della varietà di temi trattati, che conferma la bravura di una regista che aveva già dato buona prova di sé sia con il vivace esordio Cosmonauta che con Nico, 1988. Susanna Nicchiarelli è un’autrice che sembra crescere a ogni nuovo film, capace in questo caso di imbastire una messinscena non convenzionale e di ritagliarsi un posto non trascurabile nel panorama del cinema italiano, bisognoso di nuova linfa.
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