Se l’istruzione diventa palinsesto
di Alessandro Nermetti
È un momento storico inquieto. Viviamo tempi concitati, a dir poco ansiogeni, magmatici. In condizioni simili sarebbero d’aiuto sobrietà, lungimiranza, senso del pudore e menti affilate come lame. Almeno per provare a tener saldo il timone.
Sembra non avere di questi pensieri il ministro dell’istruzione che, per comunicare riguardo la riapertura delle scuole, ha scelto di presenziare in quella cloaca meglio nota come Non è la D’Urso, programma Mediaset diretto dell’omonima conduttrice. Fucina storica di intellettuali e pensatori dalla chiappa in mostra, dal botulino in abbondanza, dal selfie di rito e dalle risse facili. Regno del pettegolezzo a tutti i costi, della totale assenza di argomenti, del superfluo e del peggior trash neoliberista degli ultimi vent’anni. Quale miglior contesto per argomentare riguardo la scuola, quindi del futuro di milioni di menti?
Nella stessa scaletta, oltre al ministro dell’istruzione, troviamo il paparazzo pluricondannato che torna in TV a un anno e mezzo dall’ultimo arresto. La reunion degli ex partecipanti del primo grande reality show e, dulcis in fundo, la signora di Mondello, “nota al pubblico” per la sua frase tormentone “Non ce n’è Coviddi”. Quindi, il tema scuola ed il tema istruzione, sono ormai collocati in questo settore, equiparati a ciò. Questa comunicazione tossica. Se fosse studiata a tavolino, sarebbe diabolicamente geniale. È la riduzione ai minimi termini, lo smembramento della questione scolastica. Mi raccomando, continuiamo a chiederci perché continuano a venire su generazioni prive di empatia, totalmente analfabete e con il mito dell’apparire a tutti i costi. Continuiamo a chiederci perché abbiamo il tasso di evasione scolastica più alto d’Europa.
Se dovesse esistere un girone regolato dal contrappasso, vedremmo questi soggetti spingere all’infinito i banchetti con le ruote. Senza mai potersi guardare l’un l’altro, e senza un pubblico.
Un poeta dei nostri giorni lo ha già scritto:
“Nella vita vince chi figura.
Farà passi da gigante chi figura.
Possiamo farlo tutti quanti,
benvenuti nell’età dei figuranti”.