‘A intro, a foras’: Issohadores e Mamuthones. Un progetto fotografico di Alessandro Nermetti
di Alessandro Nermetti
In uno dei miei viaggi ho avuto modo di visitare una terra meravigliosa quanto ricca di fascino e mistero, la Sardegna. Durante la mia permanenza, ho avuto l’occasione di essere testimone oculare di una delle manifestazioni più antiche e caratteristiche di questa Regione; la sfilata dei Mamuthones e degli Issohadores e delle altre maschere tipiche del ritualismo sardo. Ho deciso di dare vita ad un nuovo progetto, anche grazie al prezioso aiuto di uno dei protagonisti storici della manifestazione, che è stato la mia guida alla scoperta di questa antichissima tradizione.
Grazie a lui ho guardato con altri occhi quella che sembra una sfilata carnevalesca ed ho scoperto che dietro di essa vive un mondo fatto di anime, di usi, costumi, radici ed amore per la propria terra. Ho avuto il piacere di confrontarmi con Zizzinu Grehu (Gesuino Gregu) che con grande disponibilità ed orgoglio, mi ha accompagnato alla scoperta degli aspetti più arcaici e delle origini di questo rituale.
Gesuino fa parte del gruppo degli Issohadores e dei Mamuthones ormai da cinquant’anni. La sua storia tra le maschere rituali sarde inizia tra il 1972 ed il 1973. Iniziò interpretando il ruolo di Mamuthone grazie ad un gruppo di amici con i quali andava alla ricerca dei campanacci perduti dal bestiame, nelle campagne, nelle fattorie abbandonate e negli ovili. Ogni campanaccio ritrovato era importantissimo.
“…Innanzitutto è necessario sottolineare che le uniche, originali, arcaiche maschere rituali sarde sono Mamuthones ed Issohadores di Mamoiada, Boes e Merdules di Ottana ed i Thurpos di Orotelli. Difatti, all’interno del Museo delle Maschere Mediterranee, sono presenti solo queste maschere. Non è facile per nessuno dare una risposta certa al significato delle maschere rituali sarde, ancora oggi si possono fare solo delle ipotesi. Io consiglio sempre a tutti di assistere non solo alla processione danzata, ma anche alla preparazione (vestizione) che la precede, ed al dopo. La vestizione è un vero e proprio rito nel rito. Due Issohadores si occupano della vestizione di un singolo Mamuthone. È fondamentale sapere che è il capo Issohadore ad impartire gli ordini ed a dare il ritmo alla danza (a intro, a foras). Senza il suo consenso, nessuno può muoversi. È il capo Issohadore che, in base alle capacità di ogni singolo, assegna le diverse posizioni previste nella processione.”
“Molti, anche tra gli scrittori e gli studiosi, non tengono conto che la figura dominante è quella degli Issohadores. Il Mamuthone è una figura muta. Per giusta regola non dovrebbe nemmeno avere contatti con le persone che assistono alla processione. Il ruolo del Mamuthone sarebbe quello di obbedire al capo Issohadore. La ritualità va spiegata per intero, altrimenti diventa ancora più difficile da interpretare. Quella degli Issohadores verso i Mamuthones è definibile come una vera e propria scorta. Gli Issohadores, da tradizione, hanno il compito di prendere al lazzo le giovani donne che assistono alla processione, in segno di buon auspicio, salute e fertilità. Ed hanno anche la libertà di poter scambiare qualche parola con la persona che catturano. Un tempo, ricordo che venivano catturati al lazzo anche i proprietari terrieri che, una volta presi, per sdebitarsi dovevano portare i figuranti nelle proprie case ed offrire loro vino e dolci.”
“Oggi, il territorio di Mamoiada è suddiviso molto più equamente, non esistono più i ricchi proprietari terrieri, quindi oggi si tende a prendere al lazzo i rappresentanti delle istituzioni locali: il sindaco, il prefetto, il comandante dei carabinieri, con l’augurio che questa simbolica cattura di buon auspicio possa far lavorare bene loro, quindi che possa esserci un tornaconto per tutta la comunità. I campanacci della parte anteriore del vestito me li prestava un amico di mio padre. Nel corso di diversi anni sono riuscito a comporre la Sa Garriga (il carico), l’insieme dei campanacci tipico dei Mamuthones. Inizialmente mi vestivo di nascosto, mio padre non era a conoscenza della mia appartenenza ai Mamuthones.”
“La mia storia da Mamuthone fu totalmente stroncata da mio fratello che faceva il pastore nelle campagne nei dintorni di Udine. Un giorno partì portando con sé tutti i campanacci di casa. Quindi, per un lungo periodo di tempo, non ho potuto vestire i panni da Mamuthone e non ho potuto partecipare ad alcuna processione. Ciò non mi fece desistere, iniziai dunque ad allenarmi per il ruolo di Issohadore. Dopo un periodo di prova e dopo essere stato valutato come idoneo dagli anziani, iniziai a vestire la maschera da Issohadore.”
“La processione danzata deriva da un legame arcaico con il ciclo naturale della vita. C’è l’inizio e c’è la fine, sia della Natura, sia dell’Uomo. In passato i Mamuthones era un ruolo destinato soprattutto ai più anziani, mentre gli Issohadores erano prevalentemente giovani. Ciò rappresentava l’incontrarsi e l’alternarsi del Principio con la Fine, dell’uomo sano e forte con l’uomo anziano e imbrutito dall’esperienza. Gli Issohadores, giovani e meno esperti, dovevano essere valutati dagli anziani, soprattutto nella pratica del lazzo.”
“Una delle prime teorie che ottennero molto credito riguardo le origini delle maschere dei Mamuthones e degli Issohadores è quella di Raffaello Marchi, il quale riteneva che queste maschere rappresentassero la cattura di alcuni invasori (i Mamuthones) che provarono a conquistare la Barbagia e che furono catturati dagli autoctoni (gli Issohadores) e portati in sfilata per sfregio. Teoria che poi, con l’avanzare degli studi e delle ricerche, perse di validità. Non sono maschere di carnevale. Il tentativo di relegarle al semplice contesto carnevalesco è stato voluto dalla Chiesa, la quale non ha potuto sradicarle ed eliminarle definitivamente.”
“La prima uscita viene effettuata il 17 gennaio, in occasione della festa di Sant’Antonio. In questa data è evidente e vivo il vero significato del rituale che nulla ha a che fare con il carnevale. La processione vede Mamuthones ed Issohadores che danzano attorno ai fuochi. Credo sia l’unica manifestazione dove il pagano prevale ancora sul cristiano. Il giorno prima il prete esce con il Santo per la benedizione dei fuochi, ed un certo numero di fedeli è presente ma in realtà, la popolazione attende con entusiasmo la nostra benedizione. Il giorno dopo usciamo noi, ed è lì che vi è la maggiore partecipazione. Alla nostra uscita si accendono circa 35 – 40 fuochi, ogni rione accende un fuoco. Le maschere sono sempre le stesse dagli albori, non hanno mai subito alcun cambiamento.”
“Dopo la guerra, con la povertà, i vestiti hanno perso molto. Nei vecchi filmati si possono vedere anche gli Issohadores solo con la camicia ed un corpetto rosso, vestiti alla meno peggio. Magari non avevano il copricapo sardo e lo sostituivano con un berretto da bersagliere. I Mamuthones non avendo la Mastruca (corpetto in pelli di pecora nere) indossavano la giacca al contrario per non rovinarsela. Ma di base gli abiti e le maschere sono sempre rimasti gli stessi. Poi, con il miglioramento delle condizioni economiche abbiamo riacquistato tutta l’attrezzatura e ricomposto il vestiario.”
Seguono altre immagini dal documentario fotografico di Alessandro Nermetti