La nuova Atlantide. A Caggiano, il centro Living Theatre grazie alla Fondazione Morra

di Davide Speranza

 

Il progetto della Fondazione Morra – dallo scorso luglio artefice dello spazio Archivi Living Theatre. Caggiano all’interno di Palazzo Prospero Morone e Giuseppina Morone in Bonito Oliva, nel borgo cilentano – è un’intuizione che dà nuove opportunità. A noi tutti.

Ha ancora senso nel 2024 parlare di periferia come strada alternativa alla centralità delle grandi panacee urbane? Come se andare a costruire sogni di grandezza e cambiamento fosse, per dogma, appropriazione endemica delle metropoli (proiettate alla gentrificazione e all’implosione). Centro e bordo, visione a due strati le cui ragioni trovano origine in un passato antropologico da superare. Limitata piuttosto sembrerebbe la mente “militarizzata” alla catalogazione di bacini geoumani. La desertificazione di aree in difficoltà, come quelle del Sud, trova la sua causa nella convinzione che esista un Centro e la sua Alternativa periferica.

«Sarebbe bello vivere fuori dal caos, ma vuoi mettere la grande città?». Adottiamo la congiunzione avversativa del “ma”, piuttosto che credere nel potere della congiunzione copulativa “e”, una copulazione tra elementi simili, che avrebbe come destino il concepimento rigenerante di sistemi comunitari perfettamente funzionanti. Dovremmo tornare ad un erotismo geopolitico, nel cui dna si innestino spirali di contaminazione e non molecole d’omologazione. Chi stabilisce i giochi di potere tra il centrocentrismo intriso di competizione autistica e una lungimirante visione del futuro dove sia possibile immaginare visioni di salvezza (e per cui la lentezza non assuma connotazioni da slogan, ma una stabile bionormalità esistenziale)? È tutto qui: politica e cultura.

Gli illuminati fondano nuove Atlantidi, mondi che rimarranno quando le torri di Babele inizieranno a scricchiolare sotto il proprio peso. Ricordate questo passo della Bibbia (chi scrive – il sottoscritto – è tutt’altro che cattolico)? «Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: “Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro”. Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città».

Non si può comprendere la Bibbia se non facciamo un passo di lato, in ragione di un’occupazione prospettica privilegiata sul suo potere metaforico, e se anzi non l’annoveriamo tra le più incredibili opere letterarie dell’umanità, a prescindere dal credo religioso. Al di là della favola cristiana, quel che accade alla Torre di Babele non è la sommatoria di una punizione di Dio, è anzi il risultato di un processo umano dovuto al fatto che l’uomo distrugge la propria sintassi politica, sociale, culturale e prescinde dall’umano. Il progetto di un enorme archivio culturale, innestato a Caggiano e in collegamento con “i centri” di peso nel resto del mondo, ci dice che Atlantide è ancora possibile, che la bellezza può e deve essere alimentata ovunque, seguendo un filo di continuità tra le parti di mondo distribuite.

Ed è così che Caggiano, borgo intavolato nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ospiterà da quest’anno l’imponente raccolta di documenti appartenuti al Living Theatre, che fu più di una compagnia teatrale, fu altresì espressione di un pensiero epocale, un modo di sentire e di attuare una civiltà ancora una volta non alternativa, ma ‘altra’. È a Caggiano – e non a Milano, Roma, Napoli – che il fondo archivistico racconterà il percorso artistico di Julian Beck, Judith Malina e delle scie luminose lasciate dai vari Allan Kaprow, John Cage, Jack Gelber, George Brecht, Al Hansen. Un Archivio collegato ad altri archivi conservati alla Yale University e al Lincoln Centre di New York e che trova il contributo dell’Università di Victoria in Canada.

Caggiano

Come è stato annunciato, nell’archivio Living Theatre sono presenti materiali del gruppo realizzati tra la fine degli anni Sessanta e il 2015. Fondazione Morra e Living non erano dunque corpi estranei. Dalla fine degli anni Ottanta, la Fondazione napoletana ha acquisito opere pittoriche, disegni, diari, progetti di costumi, scenografie e scritti vari, prodotti nei numerosi soggiorni in Italia del Living. Nella collezione sono raccolti anche appunti di lavoro autografi, recensioni, fotografie: un repertorio unico costituito da ben 58mila 812 pezzi.

Peppe Morra, come vi è saltato in testa di realizzare un archivio così prestigioso lontano dai grossi centri culturali e urbani?

Siamo a difesa dei territori. La mia idea di un luogo dove si possano trovare materiali delle più importanti avanguardie, dagli anni Cinquanta, nell’ambito mondiale dell’happening, della perfomance, dei fenomeni della contemporaneità, permette di avviare un progetto aperto al tempo, nel tempo. Sto parlando dell’idea di portare a Caggiano un pensiero denominato “Atlantide nuova Atlantide”, percorso che prevede la possibilità di inserire dentro questi spazi un vero e proprio patrimonio che il Comune ci aiuterà a sistemare. Qualcosa che non è avvenuto neanche nei luoghi in cui questi documenti sono stati prodotti. Se pensiamo alle esperienze post duchampiane americane, e a Kaprow, Cage, e ad altri movimenti e artisti in Europa, mi viene da dire che in quel periodo è avvenuto un cambiamento che ancora oggi è abbastanza sconosciuto. Allora vogliamo darci l’opportunità di rendere dinamici questi elementi culturali che determinarono quella trasformazione mondiale. I musei sono pieni di artisti che vengono dalla scuola dell’Espressionismo astratto, della Pop Art, ma non c’è qualcosa legata, ad esempio, ad artisti come Hansen. Vogliamo dare un’interpretazione incisiva al valore culturale di quel movimento. Ci ritroviamo a distanza di oltre 50 anni, è il momento giusto. Porteremo materiali da leggere, conoscere, daremo la possibilità alle università mondiali di studiare gli elementi di questo enorme archivio.

Dunque Caggiano è una possibilità per invertire il paradigma a favore dei territori decentrati?

Certo, ma non è l’unica. Abbiamo un mondo alla deriva e l’uomo ancora peggio. Non abbiamo più un riferimento per il futuro. Ci siamo bloccati in un futuro straordinario, la conquista dei mondi che ci circondano. Ma qual è la realtà necessaria oggi da affrontare.? È l’uomo nella sua possibilità futura. Possiamo andare su Marte, ma con quali pratiche e condizioni di vivere bene e star bene? Purtroppo ancora una volta il profitto ha avuto la ragione. Oggi le città del mondo sono invivibili. Si vedono attività commerciali di piccola necessità. Il mangiare, il vestito, la bella casa o la bella macchina. Ma l’uomo non può aspirare sempre a queste piccole necessità derivanti dai poteri che ritardano i fenomeni della crescita conoscitiva, della crescita della vita e del territorio. Mantenere le città oggi è facile. Ma ci sono continue condizioni di disagio. Bisognerebbe avere la possibiltà e la libertà mentale di portare attenzione verso la natura, vivere in una scelta propria. Andare a vivere nei paesi, nei borghi che hanno la cultura del tempo. Dobbiamo ricomporre il significato delle vere necessità dell’uomo, e con il tempo, la poesia, la letteratura, la filosofia, la conoscenza, l’esperienza.

Matusalemme Giallo © Gianfranco Mantegna – Courtesy The Living Theatre Archives

Le nuove generazioni come si collocano in questa futuristica rivoluzione?

Oggi arrivano da noi ragazzi all’oscuro dei fenomeni della contemporaneità dell’arte. Non ci sono docenti all’altezza. Se pensiamo che ancora oggi il Ministero decide le scelte culturali da operare nei sistemi scolastici. Non abbiamo alcuna possibilità di agire. Dunque noi diventiamo un riferimento diffuso e la scelta di Caggiano va in una direzione in continuità con quello che abbiamo sempre fatto. Costruire una vera democrazia culturale e del pensiero. Basta fare solo un piccolo spostamento. La nostra memoria è il passato e la conservazione di esso, e va bene se può favorire un passaggio verso il futuro.  I giovani non hanno una soluzione, si trovano fuori dal tempo, quel cambiamento che ci doveva essere a livello scientifico non c’è stato. Non c’è. Pensavamo al 2000 come ad un momento di scissione tra quel che era stato e che poteva esserci. Invece, una grande delusione. Cosa è successo?

Responsabilità della politica?

Diciamo che la politica gestisce l’uomo, ma il politico non è all’altezza del pensiero filosofico. La filosofia e la poesia dovrebbero essere concepite come rivoluzione, come segno di cambiamento. Ne abbiamo tanti di poeti e filosofi.  Non sono stati letti, non sono stati dati al pubblico, si sono mantenuti nascosti o la gente per pigrizia non li ha voluti ascoltare. La conoscenza è qualcosa che si guarda con preoccupazione perché tocca le tue certezze e realtà sociali immobili.

Il Living introdusse l’arte nel quotidiano delle nostre vite. È ancora possibile?

Essere rivoluzionari è necessario. Il Living è stato una delle forze promotrici di un cambiamento culturale che era politica. Il Living non ha solo fatto teatro. Tutta la beat generation, i poeti di quell’epoca hanno lavorato su sistemi di partecipazione collettiva. A Caggiano abbiamo costruito un archivio di incredibile forza, contenente anche i manoscritti e i diari di Beck e Malina. I sistemi di archiviazione conservano i materiali, ma noi vogliamo viverli, vivere il pensiero. Vogliamo organizzare festival di cinema, teatro, poesia, musica e attuali forme di cambiamento culturale creando un’isola. Per questo parlo di Atlantide.

Qual è l’obiettivo?

Domandiamoci cosa vogliamo trovare nella nostra esistenza, nel nostro vivere, in una maniera gioiosa e felice. Il nostro è un viaggio, un allargamento. Non ci fermiamo mai. Caggiano è uno di questi luoghi del nostro muoverci. Ma ci sono tante Caggiano nel mondo. Caggiano è una parte di questo cambiamento. Un luogo in cui essere felice. Grandi artisti d’altronde hanno sempre vissuto lontano dalle grandi città. Ci poniamo come costruttori di nuovi tempi, di un tempo altro. C’è già un accordo con il Comune di Caggiano che prevede l’affidamento alla Fondazione Morra di altri due palazzi. Il Vallo di Diano è ammantato di una straordinaria bellezza. Questi paesi sono una meraviglia. Le uniche opportunità che i giovani sentono di avere sono quelle nelle città, star dietro al ritmo dell’industria. Ma il problema è vivere o godere della propria esistenza. Questo è il futuro, rendersi consapevole della propria esistenza.

Peppe Morra

 

Immagine di copertina Mysteries & Smaller Pieces San Napoli 1995 © Massiliano Pappa

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