Posa B
Per questo secondo appuntamento ho scelto tre miei scatti realizzati nel 2014.
Sono due scatti di un unico progetto a cui tengo molto, Project Nameless.
Letteralmente “Senza nome”, non senza un perché.
Da sempre, anche prima di iniziare a fotografare, il mio occhio è stato legato a doppio nodo, sedotto, dagli stati di abbandono.
Dalla loro dimensione metafisica e surreale; al punto da diventare poi aghi della mia ricerca fotografica.
I due scatti che propongo oggi presentano tutte le componenti ricercate.
Purtroppo (o per fortuna?) le periferie coincidono spesso con il concetto di abbandono.
È proprio in una canonica periferia di inizio secolo che trovai questi manichini.
Perfetti abitanti di un non-luogo.
Riproduzione perfetta, in miniatura, di una decadenza che probabilmente è prima di tutto societaria.
I fantocci ripresi, sembrano fregarsene del degrado che li circonda, ostentando impassibili la loro posa quasi tristemente ironica, ridicola.
Come un ologramma, quell’estratto, quel frame, quella porzione di realtà, mi è sembrata contenere tutte le parti di una pellicola, di una realtà molto più grande.
Dando spazio – ecco un ritorno alla possibilità che la fotografia dà di porsi domande, di concedersi del tempo, di aprire un varco – a molteplici interrogativi.
Che vissuto, che trascorso era in quei pupazzi?
Forse, violentati anche loro dalla rapida accelerazione dei mercati, sono stati licenziati da un centro commerciale che non gli concedeva maggiore dignità di quella periferia pestifera ed annerita?
Senza risposte.
Quindi “Senza nome”.