Gli incubi di Lovecraft: Le dimore metafisiche
“…mi accusano di cose orribili, ma devono sapere che non sono stato io a farle. Devono sapere che sono stati i topi, i topi veloci e inafferrabili il cui trepestio non mi farà più dormire; i topi diabolici che continuano a precipitarsi dietro le pareti imbottite della cella e vogliono guidarmi verso orrori più grandi di quelli che ho mai conosciuto; i topi che essi non sentiranno mai: i topi, i topi nel muro”.
(The Rats in the Wall, 1923)
“All’angolo nord est di Bridge Street ed Elizabeth Avenue, si trova una casa terribilmente vecchia, un luogo infernale, con una superficie nerastra, non verniciata, il tetto ripido in maniera innaturale e una scala esterna che conduce al secondo piano, soffocata da un groviglio di edera talmente fitta, che non si riesce nemmeno a descriverne la forma. Mi ricorda Casa Babbit a Benefit Street (…) in seguito, la sua immagine prorompente, mi tornò in mente ispirandomi a scrivere un nuovo racconto horror come protagonista proprio la casa di Benefit Street a Providence”.
(sulla genesi di “The Shunned House”, estratto da “Selected Letters”)
Lovecraft ha spesso nel corso della sua produzione affrontato il topos classico della casa infestata o misteriosa, di volta in volta sempre con un approccio originale che ha rimescolato le carte e i canoni di tale tematica. In molti di questi racconti, soprattutto quelli legati all’ultima fase della sua produzione, il tema si intreccia con un altro pressoché onnipresente in Lovecraft, quello delle finestre sull’altrove, tant’è che nelle opere più tarde il tema della casa stregata finisce per essere svincolato dai retaggi e gli stilemi tipici del racconto gotico per divenire una narrazione di argomento più marcatamente “metafisico”, in cui la casa infestata diviene da semplice ricettacolo di presenze inquietanti o luogo gravato da antiche maledizioni, una sorta luogo di transito, di varco verso dimensioni aliene dalla realtà che conosciamo. Le opere che Lovecraft ha dedicato a questo archetipo narrativo, tutti di notevole valore e originalità, sono importanti quindi anche per analizzare l’evoluzione nel corso dei decenni della poetica dell’Autore.
La prima opera che analizziamo è I topi nel muro del 1923, per certi versi importante punto di svolta nella produzione di Lovecraft. Sebbene questa storia abbia una ambientazione inglese, come molti dei primi racconti del solitario di Providence, ancora intrise degli stilemi tipici del racconto gotico, siamo di fronte a un’opera destinata a rivoluzionare il genere. La storia inizia con un canovaccio piuttosto classico: l’americano De La Poer acquista l’antica casa abbandonata dai suoi avi nella campagna inglese di Exham e vi si stabilisce dopo averla fatta ristrutturare. Quasi subito inizia ad avvertire un elemento arcano e inquietante nella casa, preannunciato dal rumore di enormi topi che corrono nei muri. La scoperta del mistero che avvolge le sue origini familiari passa attraverso ricerche spasmodiche da cui emergerà una pesante tara che grava sulla sua famiglia, e che culmina nella visionaria discesa nei sotterranei di Exham Prior e l’orrore finale della vera natura del culto praticato dai De La Poer che porta all’internamento del protagonista con una infamante accusa. Lovecraft riesce in modo pressoché perfetto a fondere ai temi classici del gotico alcuni tipici leitmotiv della sua narrativa: i rumori spettrali tipici dei luoghi infestati diventano nella sua storia il segno di presenze forse non così defunte come ci si auspicherebbe, e il tema della maledizione familiare si intreccia a quello della degenerazione fisica e morale legata a pratiche esecrabili di cannibalismo. Sebbene non abbia ancora sviluppato la sua personale teogonia (Chtulhu verrà da lì a tre anni), già vi è la presenza di un oscuro culto pagano che costituisce il segreto oscuro della famiglia e che diviene responsabile della degenerazione fisica e morale dell’antica famiglia De La Poer, i misteriosi e controversi antenati del narratore protagonista.
Tutt’altra atmosfera possiede La Casa Sfuggita, scritto l’anno dopo. In questo lasso di tempo Lovecraft ha affrancato il suo bagaglio stilistico dai modelli del gotico inglese. Tranne quando si sposta in dimensioni di altre epoche o mondi, i racconti di ambientazione contemporanea sono insediati nella provincia americana che conosce bene, e per questa storia sceglie una dimora realmente esistente in Benefit Street a Providence. La Casa Sfuggita, descritta inizialmente come elemento di bizzarria architettonica per il suo aspetto particolare, si scopre depositaria di segreti agghiaccianti nel successivo racconto del narratore, che fa un resoconto dell’indagine che lo ha portato, come un moderno cacciatore di fantasmi, a svelare il segreto delle innumerevoli morti misteriose ivi avvenute e far cessare la sua maledizione. Anche in questo caso, come nel precedente racconto, la soluzione del mistero passa attraverso ricerche storiche e documentaristiche, che in questo caso portano il narratore e il suo anziano e colto zio a rintracciare a ritroso i precedenti occupanti della casa, fino a maturare il sospetto del seppellimento nel luogo di un empio individuo di origine francese. Il racconto si può considerare una originale commistione tra il tema della casa infestata e quello del vampirismo, in cui l’entità anziché dissanguare i vivi in forma di un cadavere ambulante li prosciuga utilizzando la sua dimora. Concezione di vampirismo abbastanza inedita per l’epoca, che in seguito altri riprenderanno, senza però eguagliare il risultato raggiunto da questa storia. Il suo punto di forza è il taglio assolutamente realistico del racconto, che si sviluppa con un andamento che ricorda il racconto poliziesco: i due detective dell’occulto indagano forniti di tutta una serie di strumenti anche per abbozzare una difesa contro la minaccia che grava sulla casa, fanno precedere il loro ingresso sul campo a numerose ricerche storiche e a ipotesi “parascientifiche” sull’entità che si preparano ad affrontare. Il realismo della narrazione non fa che rendere più efficaci i momenti in cui il fenomeno si manifesta, in alternanza alle sequenze di stampo onirico che si susseguono nella seconda parte del racconto, quando i protagonisti vanno a investigare nella cantina della casa maledetta e iniziano a subirne i malevoli influssi.
L’elemento onirico è particolarmente presente nella narrativa di Lovecraft, e diviene centrale nel racconto The Dreams in The Witch House, scritto nel 1932. In questo arco di tempo di otto anni le tematiche delle sue storie si sono radicalmente evolute, dando già origine a opere che non possono più essere classificate limitandole a un solo genere, mischiando sovente l’orrorifico al fantascientifico e il fantastico al metafisico. Questa storia, pur essendo indubbiamente il resoconto di eventi misteriosi con un epilogo tragico e macabro, contiene una prepotente peculiarità nel resoconto dei sogni dello studente Walter Gilman che rende il racconto qualcosa di radicalmente diverso rispetto a una semplice storia d’infestazione e stregoneria. L’aspetto asimmetrico e gli angoli poco ortodossi della stanza nella Casa della Strega oltre a essere l’elemento inizialmente perturbante nei confronti dei nervi dello studente, sono prodromici al senso di sovvertimento delle regole dello spazio e della materia che si mostrerà ampiamente nei sogni dello studente. Ben lungi dall’essere la storia di un patto diabolico con entità oscure, rappresenta forse la più esplicita incursione di Lovecraft nell’Altrove arcano da lui teorizzato, con l’incursione del protagonista in mondi alieni non solo dal nostro luogo di origine ma dalle stesse leggi della fisica e della materia così come le conosciamo. Davvero forse qui più che nel resto della sua produzione, viene evocato in modo efficace “un profondo sentimento di terrore e di contatto con domini e poteri sconosciuti; un indefinibile atteggiamento di timoroso ascolto, come il battere di nere ali o il raspare di forme ed entità aliene agli estremi confini dell’universo conosciuto”.
Laddove ormai dell’armamentario di manifestazioni inquietanti e apparizioni macabre tipiche della tradizione gotica non è rimasto più nulla, ma tutte le parti salienti della storia si svolgono in un altro piano di realtà quale è quello dei sogni stranianti che perseguitano Walter Gilman. E il senso d’inquietudine è dato dallo spaesamento che lo studente prova a ritrovarsi in un piano dimensionale del tutto alterato, in cui non ha più certezza neppure del proprio aspetto e delle sue caratteristiche fisiche.