Cannes 2016, gli ultimi fuochi

Risultati immagini per il cliente farhadi fotoSiamo ormai giunti alla conclusione di questa 69° edizione del Festival di Cannes. Stasera verranno assegnati i premi per la sezione “Un Certain Regard” mentre domani conosceremo il vincitore della Palma d’Oro. Dopo il passaggio del nuovo film di Sean Penn, The Last Face, che si è aggiudicato il premio del peggior film visto in Concorso, oggi sono stati sparati gli ultimi due colpi di cannone: Le Client dell’iraniano Asghar Farhadi e Elle di Paul Verhoeven. Il primo racconta la storia di Emad e Rana, due attori sposati tra loro, costretti a lasciare il proprio appartamento dopo che un terremoto ha provocato danni irreparabili. Nella nuova abitazione, un incidente causato dall’identità della precedente proprietaria sconvolgerà la vita della coppia, impegnata intanto a mettere in scena una versione di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller. Il film è molto bello, e la bravura del regista sta nel far partire la storia da un punto per poi giungere da tutt’altra parte, attraverso una serie di eventi che si trasformano lentamente in una vera e propria valanga. C’è, inoltre, un interessante parallelismo tra vita e messinscena in cui la realtà e la rappresentazione si fondono in maniera intrigante.

Per quanto concerne Elle, invece, ci troviamo davanti ad un’opera molto bella, mirabilmente diretta da Verhoeven, che ha ricevuto applausi in sala ma che è destinata a far discutere, a scandalizzare e ad essere fraintesa. Nel film, tratto dal romanzo Oh… di Philippe Dijan, una donna ricca e potente viene violentata da uno sconosciuto e finisce per stabilire con lui un rapporto ambiguo e sado-masochistico. Nel ruolo della protagonista, Isabelle Huppert disegna con la consueta professionalità un personaggio per lei non nuovo (basti pensare a La pianista di Michael Haneke, per il quale proprio a Cannes vinse il premio come migliore attrice) e perfettamente nelle sue corde attoriali, ma che si arricchisce di molte sfumature, e la cui amoralità può però essere spiegata tenendo conto del tragico episodio che ha segnato la sua infanzia (che non sveliamo) e che è fondamentale per comprendere le azioni della protagonista. Non è, come hanno pensato molti, la storia di una donna che si innamora del suo violentatore ma una complessa riflessione sul Male e anche il ritratto dello sfacelo dei rapporti di coppia. A proposito delle accuse di immoralità dice, infatti, il regista: “È una storia, non una visione filosofica della donna! Questa donna in particolare agisce così. Il che non vuol dire che tutte le donne agiscono in questo modo. Il mio lavoro consisteva soltanto nel mettere in scena questa storia nella maniera più reale, interessante e credibile possibile”.

Domani verrà assegnata la Palma d’Oro. Inutile fare pronostici perché è impossibile conoscere in anticipo quali possano essere i gusti di una Giuria così composita, presieduta dal regista australiano George Miller. Le uniche indiscrezioni, tutte da dimostrare, parlano di un premio sicuro per American Honey di Andrea Arnold, che pare essere piaciuto a più di un giurato, compreso il Presidente, e di un’affermazione almeno per uno dei due film rumeni, Sieranevada di Cristi Puiu e lo splendido Bacalauréat di Cristian Mungiu, di solito trattato sempre molto bene qui alla Croisette. Le nostre preferenze vanno, oltre che al film di Mungiu, a Paterson di Jim Jarmusch, e a Personal Shopper di Olivier Assayas, il secondo dei quali opera assai rischiosa e destinata probabilmente a restare a bocca asciutta.

©RIPRODUZIONE RISERVATA – Ne è consentita esclusivamente una riproduzione parziale con citazione della fonte, Milena Edizioni o www.rivistamilena.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!