Venezia 75, giorno 9: Mario Martone non trova la luce

Risultati immagini per capri-revolution fotoUn applauso breve e tutt’altro che scrosciante ha accolto la prima delle due proiezioni stampa di Capri-Revolution, il nuovo film di Mario Martone, terzo dei registi italiani ad essere accolto in questo settacinquesimo Concorso veneziano. Siamo nel 1914, l’Italia sta per entrare in guerra. Una comune di giovani nordeuropei ha trovato sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità, che si incarna in una ragazza, una capraia il cui nome è Lucia (Marianna Fontana, una delle due gemelle siamesi di Indivisibili di Edoardo De Angelis). Il film narra l’incontro tra Lucia, la comune guidata dal pittore Seybu e il giovane medico del paese Carlo Rocco, convinto seguace di idee socialiste e favorevole all’ingresso italiano in guerra. E narra un’isola unica al mondo, la montagna dolomitica precipitata nelle acque del Mediterraneo che all’inizio del Novecento ha attratto come un magnete chiunque sentisse la spinta dell’utopia e coltivasse ideali di libertà, come i russi che, esuli a Capri, si preparavano alla rivoluzione.

Risultati immagini per capri-revolution fotoIn alcuni dei precedenti contributi pubblicati su questa pagina durante i giorni della Mostra abbiamo avuto modo di ribadire il problema relativo all’eccessiva durata dei film, non tanto perché la cosa sia negativa in sé ma in virtù del fatto che quasi sempre la lunghezza dei lungometraggi in questione, tutti in corsa per il Leone d’Oro non appariva realmente giustificata e i film erano talvolta risultati prolissi e sbilanciati. Abbiamo anche azzardato l’ipotesi che ciò sia dovuto alla possibilità da parte degli autori di girare in digitale, senza avere cioè preoccupazioni per i costi della pellicola. Infatti, con l’eccezione di Sunset di László Nemes e Vox Lux di Brady Corbet, presentati in 35mm., le altre opere del Concorso sono state tutte girate in digitale. Parlando invece di Capri-Revolution, la riuscita del settimo lungometraggio del regista de L’amore molesto è apparsa subito pesantemente inficiata invece da un minutaggio troppo ridotto rispetto al tema affrontato (per quanto il film duri circa due ore) o da un cattivo assemblaggio dei materiali. Come nello splendido Noi credevamo, Martone prova a imbastire un affresco storico-sociale che parta da alcune situazioni individuali per poi descrivere lo sconvolgimento che gli eventi portano nella vita di alcune persone, confinate in un territorio distante dai grandi rivolgimenti e dedite ad un’esistenza tranquilla e operosa. Sull’isola di Capri le giornate si svolgono seguendo i ritmi della natura, e gli abitanti sono legati a solide radici culturali e familiari e a ferree convinzioni religiose, con la Santa Messa come principale momento collettivo.

Risultati immagini per capri-revolution fotoPur non condividendone affatto le idee, la comunità tollera la presenza sull’isola di una comune di giovani stranieri, che praticano il nudismo, il vegetarianesimo e il libero amore, e la cui spiritualità è invece rivolta verso riti ancestrali, ispirati al mondo pagano, con la danza come elemento centrale e unificante. L’unico punto in comune tra i due microcosmi, sebbene declinato in maniera diversa, sembra essere quello della luce. Infatti, in quella che è forse la più felice intuizione di una sceneggiatura tutt’altro che impeccabile, si mette in relazione l’arrivo sull’isola della corrente elettrica con l’attesa di una nuova luce (difficile non pensare, in questo caso, al “sol dell’avvenire”) da parte del medico idealista, animato da ideali socialisti e convinto interventista. In questa antitesi tra valori cristiani e conservatorismo sociale da un lato e panteismo religioso e morale libertaria dall’altro, egli si inserisce con la sua fede nella scienza e contrapponendo la ragione pratica e la necessità dell’azione diretta al disimpegno della comune.

Sono queste le opzioni tra le quali Lucia, giovane donna analfabeta alla ricerca di sé, destinata inizialmente a un matrimonio di convenienza, si trova a dover scegliere durante il suo percorso di iniziazione e emancipazione che la spinge a ribellarsi al rigido codice familiare fino ad essere ripudiata dai suoi consanguinei. Purtroppo Capri-Revolution finisce così per essere un cocktail bizzarro e ondivago che fa fatica a trovare una sua strada (con una prima parte piuttosto macchinosa) e procede con una serie di ellissi nella narrazione che fanno sospettare che, in fase di montaggio, il regista sia stato costretto a sacrificare più di un segmento cruciale e di uno snodo importante. Giusto per fare un paio di esempi, la traccia narrativa degli esuli russi, di cui si parla persino nella sinossi sopra riportata, sparisce subito dalla narrazione, così come alcune trasformazioni nel personaggio di Lucia appaiono troppo repentine per poter risultare veramente attendibili. A fronte di quelli che sembrano dei veri e propri “buchi” nel racconto, in Capri-Revolution si dà invece uno spazio estremamente ampio ed eccessivo alla vita della comune, cadendo spesso nella ripetizione e dando l’impressione che anche altri segmenti del film erano inizialmente più diluiti e dilatati.

Attento conoscitore e studioso della Storia, è difficile pensare che Martone non avesse in mente un affresco dal respiro più ampio e con un orizzonte più allargato di quello della piccola comunità di hippy ante-litteram nel quale si svolge la quasi totalità del film. Nel rappresentare il dualismo tra spirito e materia, tra chi preferisce il buen retiro della contemplazione della natura e chi crede nella necessità dell’azione diretta sul presente, il film appare così decisamente sbilanciato sul primo versante a scapito dell’altro. Sono infatte davvero troppe, e non troppo dissimili le une dalle altre, le sequenze incentrate sulla vita della comunità nella quale si inserisce la Marianna Fontana di Lucia, ad un certo punto costretta dalla sceneggiatura a portare sulle proprie gracili spalle tutto il peso del film. Per questa ragione, sebbene non privo di qualche pagina suggestiva, Capri-Revolution è, insieme a L’odore del sangue, il film più incerto e meno risolto di un regista che, sin dal potentissimo esordio di Morte di un matematico napoletano e fino a Il giovane favoloso, capolavoro limpido sulla vita di Giacomo Leopardi, può vantare una filmografia di grandissimo livello.

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